22 gennaio, 2011

PROMEMORIA 22 gennaio 1905 - La 'Domenica di sangue' di San Pietroburgo, dà il via alla rivoluzione del 1905


La 'Domenica di sangue' di San Pietroburgo, dà il via alla rivoluzione del 1905
Con il termine Domenica di Sangue in russo: Кровавое воскресенье[?] si è soliti indicare gli incidenti avvenuti a San Pietroburgo il 22 gennaio 1905 (9 gennaio per il calendario giuliano), quando i soldati della Guardia Imperiale aprirono il fuoco contro una manifestazione pacifica di dimostranti disarmati che si stava dirigendo al Palazzo d'Inverno per presentare una supplica allo zar Nicola II.
La marcia era stata organizzata dal Pope Gapon, al soldo dell'Ochrana, la polizia segreta zarista, e che in seguito fu accusato di essere un agente provocatore di quest'ultima. La Domenica di Sangue è ritenuta dagli storici un grossolano errore dell'Ochrana in quanto avrebbe comportato gravissime conseguenze per il regime: il manifesto disprezzo per la vita dei cittadini minò infatti profondamente la fiducia della popolazione verso le autorità statali.

Preludio
Nel dicembre 1904 erano scesi in sciopero gli operai della Fabbrica Putilov. Scioperi di sostegno furono realizzati in altre attività di San Pietroburgo, facendo salire il numero degli scioperanti a 80.000 unità. Il 21 gennaio la capitale non disponeva più di elettricità né di giornali; tutti gli uffici pubblici furono chiusi. In questa situazione critica il Pope Gapon organizzò una pacifica "processione di lavoratori" verso il Palazzo d'Inverno per consegnare una supplica allo zar, nella quale si chiedeva la promulgazione delle Riforme chieste dal popolo. Le richieste comprendevano la cessazione della Guerra russo-giapponese, un suffragio più ampio, la riduzione delle ore lavorative a 8 al giorno, eque retribuzioni e la condanna delle ore di lavoro straordinario che i proprietari imponevano ai propri sottoposti.
La processione fu ben controllata dal servizio d'ordine organizzato da Gapon: ne furono allontanati estremisti e "teste calde. Tutti i partecipanti furono inoltre perquisiti e disarmati. Truppe militari erano state disposte dal ministro di palazzo tutt'intorno all'edificio e in altri punti chiave. Lo zar non si trovava al Palazzo d'Inverno, giacché vi si recava solo per occasioni ufficiali o di rappresentanza; quello stesso giorno, infatti, il sovrano aveva lavorato nei suoi uffici di Carskoe Selo (sua residenza stabile): la sera del 21 gli fu comunicato di una manifestazione, ma non fu avvertito della petizione, né del carattere plateale che aveva assunto.

La domenica di sangue
Il 22 gennaio i manifestanti, tra i quali erano presenti gli operai in sciopero, giunsero nei sei punti di raccolta sparsi per la città dirigendosi verso quella che tradizionalmente dai pietroburghesi era considerata la residenza degli zar. Innalzando icone e cantando inni e canzoni patriottiche (in particolare l'inno nazionale "Dio, proteggi lo zar"), una folla di all'incirca 200.000 unità, si mise in marcia guidata da Gapon, senza alcuna interferenza da parte delle forze dell'ordine. I dimostranti portarono le loro famiglie nella speranza che lo zar (che non sapevano assente), una volta accortosi della situazione in cui stava sprofondando il Paese, avrebbe tenuto conto delle loro difficoltà e avrebbe emanato le Riforme.
Inaspettatamente i picchetti militari posti nei pressi del Palazzo all'arrivo della protezione fecero fuoco, prima in aria e poi contro la folla per disperderla. Lo stesso Gapon fu ferito nei pressi del Ponte di Narva. Sebbene lo zar non fosse di fatto coinvolto negli eventi (e avesse poi indetto un'inchiesta) fu considerato responsabile moralmente e politicamente dell'eccidio; dal quel momento, infatti, nella stampa clandestina e rivoluzionaria sarebbe stato designato come "Nicola il sanguinario".
Il bilancio dello scontro è controverso. Se le fonti ufficiali zariste parlarono di 96 morti e 333 feriti, le fonti non-governative fornirono la cifra di più di 4.000 morti. Le vittime furono provocate tanto dai proiettili quanto dal panico che portò alla morte per soffocamento e a fratture quanti furono travolti dalla folla. Tale violenta e cruenta repressione provocò una vasta ondata di scioperi ed agitazioni in tutta la Russia che sfociò nella Rivoluzione Russa del 1905.

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