25 febbraio, 2007

NAPOLITANO CHIUDE CRISI, GIOVEDI' NUOVA PROVA PER PRODI


ANSA - E ora la parola passa al Parlamento. Giorgio Napolitano, dopo due giorni di consultazioni, ha respinto le dimissioni di Romano Prodi e ha rinviato il governo alle Camere. Il presidente della Repubblica ha accolto l'indicazione che proveniva dai partiti del centrosinistra, convinti di avere i numeri necessari per rimettere Prodi in sella e rianimare il governo. Quanto questa convinzione sia corrispondente alla realta' si vedra' giovedi', quando il Senato si pronuncera' sulla fiducia al governo. Se tutto andra' bene per la maggioranza, venerdi' dovrebbe arrivare il voto definitivo della Camera e il governo potra' riprendere a lavorare a pieno regime. Prodi e' salito al Quirinale in mattinata.

Alle 11,40, il segretario generale Donato Marra ha annunciato che Napolitano aveva respinto le dimissioni presentate dal premier in seguito alla sconfitta in Senato sulla politica estera. Subito dopo, Prodi ha assicurato che il governo ripartira' ''con slancio rinnovato, una maggioranza piu' coesa e l'obiettivo primario di andare avanti nella ripresa economica gia' in atto''. Poi il premier ha incontrato Marini e Bertinotti e si e' chiuso nel suo studio di Palazzo Chigi, per cominciare a ragionare sul discorso alle Camere e mettere a punto le mosse successive. Napolitano ha voluto dar conto della sua scelta che, ha spiegato, non aveva ''una concreta alternativa'', nonostante la contrarieta' dei gruppi dell'opposizione. Non erano praticabili le elezioni anticipate, visto che dalle consultazioni e' emerso un ''giudizio largamente convergente'' sulla necessita' di cambiare la legge elettorale; e nemmeno erano possibile le larghe intese, ''non sufficientemente condivise''.

La verifica in Parlamento, ha insistito Napolitano, dovra' avvenire ''in tempi brevissimi'', in modo da ridare un governo al paese in vista delle necessarie riforme ''in campo economico, sociale e istituzionale''. Se la maggioranza si prepara allo 'show down' del Senato (dove, con l'arrivo di Marco Follini e la conferma dell'argentino Luigi Pallaro - che pero' sta ancora trattando la sua adesione - il centrosinistra dovrebbe poter contare su 162 voti) l'opposizione va alla carica della riedizione del Prodi-uno.

Silvio Berlusconi e' il piu' duro di tutti, e va giu' pesante con un'accusa di 'corruzione politica' rivolta al centrosinistra. A suo giudizio, infatti, la sinistra ''avra' i numeri per governare soltanto se riuscira' a portare dalla sua, pagando pesantemente questo tradimento, qualcuno degli eletti del centrodestra''. Berlusconi e' anche convinto che ''l'agonia della sinistra continuera'''. L'Unione, sostiene, ha dato prova di ''irresponsabilita''', ma in tempi brevi si arrivera' alle elezioni, che oggi il centrodestra vincerebbe ''con 14 punti di vantaggio''.

L'altro fronte aperto nel centrodestra e' quello contro Marco Follini, che ha annunciato il suo sostegno al governo in nome di un nuovo centrosinistra. Pier Ferdinando Casini lo accusa di ''trasformismo e tradimento'', quelli di An e Forza Italia lo scherniscono, e i leghisti quasi tirano un sospiro di sollievo per la partenza di quello che hanno sempre considerato un nemico. Lui non si scompone: ''I trasformisti guadagnano sempre qualcosa. Io, con le mie scelte politiche, ci ho sempre rimesso. Penso che il Paese abbia bisogno di un governo, non di crisi al buio. Quelli dell'Udc? Io spesso li anticipo, aspettiamo qualche mese...''.

Follini e' invece accolto a braccia aperte dal centrosinistra. Piero Fassino, che loda la decisione di Napolitano come ''saggia'', dice che l'ex segretario dell'Udc dara' ''un contributo importante che arricchira' il centrosinistra''. Ovviamente soddisfatti quelli della Margherita, lieti di ritrovare un ex democristiano paladino della moderazione e del centrismo. La sinistra radicale, dalla quale provenivano i due dissidenti che hanno contribuito alla caduta in Senato, tira un sospiro di sollievo per il pericolo scongiurato. Oliviero Diliberto esprime ''grande soddisfazione''; il Verde Pecoraro Scanio invita a superare ''gli estremismi di centro e di sinistra''. Ma qualche ruggine con l'ala riformista e' rimasta, visto l'affondo di Massimo D'Alema contro ''certa sinistra che non serve al paese''. Un segno che, nonostante il patto sui 12 punti, la convivenza tra le diverse anime della coalizione non si annuncia facile.

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