01 aprile, 2007
PROMEMORIA 1 aprile 1979 - Con un voto quasi plebiscitario l'Iran diventa Repubblica islamica dell'Iran
La Repubblica Islamica dell'Iran è un paese mediorientale, situato nel sud-ovest asiatico. Un tempo noto come Persia, l'Iran confina a Ovest con la Turchia e l'Iraq; a Nord con il Turkmenistan, l'Azerbaijan e l'Armenia, oltre al Mar Caspio; a Est con il Pakistan e l'Afghanistan, mentre a Sud è delimitata dal Golfo Persico e dal Golfo dell'Oman.
Si può far iniziare la storia dell'Iran dal 1925, quando un semplice ufficiale, Reza Khan, a capo della cosiddetta Brigata Cosacca inizialmente istruita da elementi sovietici, prende il potere e detronizza l'ultimo sovrano Qajar, istituendo una nuova dinastia imperiale che egli chiamerà "pahlavide". Il nuovo Scià accelera il processo di occidentalizzazione del paese, con grande disappunto dei religiosi, e rinomina ufficialmente il Paese "Iran", un'espressione antica, ostentatamente pre-islamica, che ha un'accezione molto più ampia della classica denominazione Persia (arabo Fārs).
Durante la Seconda Guerra Mondiale il nord del Paese subisce l'occupazione dei Sovietici, mentre al sud si stabiliscono i Britannici e gli Statunitensi, che obbligano l'Iran a dichiarare guerra alla Germania. Scontenti della scarsa propensione dello Scià verso le loro politiche, Statunitensi e Britannici lo costringono ad abdicare in favore del figlio Mohammad Reza Pahlavi. Da quel momento il Paese entra nel novero degli Stati filo-occidentali e si afferma, anche grazie all'efficiente organizzazione militare, come la principale potenza del Golfo Persico.
Nel 1951 la CIA organizza un primo colpo di Stato contro il Primo Ministro Mohammad Mossadeq (Musaddiq) che aveva nazionalizzato la compagnia petrolifera Anglo-Iranian Oil Company: i Britannici impongono un embargo al Paese, impedendo l'esportazione del petrolio, mentre nel 1953 Mossadeq viene rovesciato e Mohamed Reza, fuggito dal Paese verso l'Italia, sale nuovamente al trono dove resterà fino al 1979, data in cui sceglierà la via dell'esilio in seguito al successo della cosiddetta Rivoluzione islamica.
Alla guida dell'Iran sale al potere con la Rivoluzione islamica l'ayatollah Ruhollāh Mosavi Khomeini, massimo esponente religioso della comunità sciita il quale, rotti i rapporti con gli USA, dichiara l'Iran Repubblica Islamica. Uno dei primi provvedimenti che il nuovo governo islamico prende è quello di chiudere le Università, per evitare che i giovani Iraniani si allontanino dal vero cammino dell'Islam. Il provvedimento resterà in vigore per 2 anni.
Questa improvvisa svolta in senso religioso di un paese che fino ad allora, nonostante la mancanza di libertà civili, sembrava comunque avviato sulla strada della modernità si deve al fatto che, fin dagli inizi, il dissenso contro lo Scià assunse la forma di una rivendicazione di libertà, soprattutto religiose, con accuse al regime pahlavi di dimenticare la sua matrice islamica e di reprimere, in nome teorico della modernità, la libera espressione della religiosità. I mullah protessero e diedero ampio spazio a questi dissidenti, che a loro volta videro in essi la naturale guida della protesta.
Dopo la presa del potere di Khomeini le cose cambiano di molto rispetto al regime dello Scià: la scarsa libertà esistente nel periodo imperiale si trasforma in un regime in cui le libertà personali sono asservite al ferreo controllo imposto dai mullah: i prigionieri politici esistenti, dopo pochi mesi, diventano nemici anche del nuovo governo, che dal 1980 al 1988, è costretto a fronteggiare l'attacco dell'Iraq: Saddam Hussein, approfittando della sensibile ostilità occidentale verso il regime khomeinista e della debolezza del nuovo regime, cerca di sostituire a proprio esclusivo vantaggio l'Iran nel suo ruolo di "guardiano del Golfo Persico". L'Iran khomeinista resiste all'urto, sia pure pagando un prezzo altissimo in termini di vite umane, e tiene testa a Saddam per otto anni, uscendo alla fine vincitore. L'attacco di Saddam, che prese a pretesto alcune dispute territoriali mai risolte sullo Shatt-el-Arab, invece di mettere in crisi il regime di Khomeini lo legittimò agli occhi degli iraniani e ne radicò il consenso, già alto.
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