09 dicembre, 2010
PROMEMORIA 9 dicembre 1987 - Inizia la prima intifada nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania
Inizia la prima intifada nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania
Intifāda (dall'arabo: انتفاضة "intervento", "sussulto") è un termine arabo che vuol significare nella fattispecie "rivolta", "sollevazione".
Il termine è entrato nell'uso comune come nome con cui sono conosciute due recenti campagne dirette a porre fine alla presenza israeliana in Palestina, presenza considerata legittima dagli israeliani e occupazione militare dalla controparte. L'Intifāda è uno degli aspetti più significativi degli anni recenti del conflitto israelo-palestinese.
La prima intifada palestinese risale al 1987 quando un camion guidato da un colono israeliano travolge due taxi collettivi nel campo profughi di Jabaliya. Nell'incidente rimangono uccisi quattro palestinesi. Questa prima intifada è caratterizzata da lanci di sassi contro le truppe occupanti, dimostrazioni e scioperi che vedono una grande partecipazione della società civile. Si manifesta una diminuzione delle violenze nel 1991 e un totale esaurimento del fenomeno a seguito della firma degli Accordi di Oslo (agosto 1993) e della creazione dell'Autorità Nazionale Palestinese.
L'Intifāda di al-Aqsa (nota anche come Seconda Intifada palestinese) indica invece il violento riesplodere del confronto israelo-palestinese allorché, il 28 settembre 2000, l'allora capo dell'opposizione israeliana Ariel Sharon e il suo entourage di 1.000 uomini armati, entrarono nel complesso della moschea di al-Aqsa, sulla Spianata Sacra ( al-haram al-sharīf ) di Gerusalemme.
Dopo sei anni dal suo avvio, la Seconda Intifada, al 28 settembre 2006, ha causato (secondo i più accreditati strumenti di comunicazione di massa) la cifra di 5250 morti arabi palestinesi e di 1077 morti israeliani più circa 78 altre vittime per un totale di 6405. (dati aggiornati il 21 maggio 2008)
A seguito dell'invasione statunitense dell'Iraq nel 2003, Muqtada al-Sadr, un esponente del "clero" sciita, dette il via a una sollevazione che volle definire intifāda irachena che mirava a porre fine all'occupazione militare statunitense dell'Iraq.
La Terza Intifada ha origine dal riesplodere del conflitto israelo-palestinese nel dicembre 2008, dovuto principalmente alla dura risposta di Israele, con il bombardamento della striscia di Gaza (1.500.000 abitanti, larga 40km e lunga 10km. Una delle aree più densamente popolate del pianeta Lista di stati per densità di popolazione), ai razzi lanciati da Hamas su Israele nel corso di tutto il 2008. Questi razzi dal 2002 al gennaio 2009 hanno causato 18 vittime israeliane. Il leader politico di Hamas, Khaled Meshaal, ha invocato una "terza Intifada".
Secondo il Ministero della Sanità Palestinese il bombardamento di Gaza ad opera dell'esercito di Israele ha provocato 1324 vittime tra la popolazione palestinese, tra le quali 437 bambini sotto i 16 anni, 110 donne, 123 anziani, 14 medici e 4 giornalisti.en:2008–2009 Israel–Gaza conflict#Casualties[1] Secondo un rapporto delle forze di difesa israeliane del 26 marzo 2009 i morti sarebbero invece 1166 dei quali 295 civili. Secondo lo stesso rapporto sarebbero 709 i morti facenti parte dell'organizzazione militante includendo però tra questi anche la polizia. Il centro palestinese per i diritti umani ha invece diviso le vittime non civili in 236 combattenti di Hamas e 255 facenti semplicemente parte delle forze di sicurezza.
Le vittime israeliane sono state 13, inclusi quattro soldati colpiti dallo stesso fuoco israeliano.
Israele ha spiegato l'alto numero di vittime tra la popolazione civile palestinese accusando Hamas di averla utilizzata come scudo, posizionando stazioni missilistiche in cima ad ospedali, palazzi, scuole, come anche vicino a strutture ONU (una delle quali è stata bombardata).
Per rappresaglia Hamas ha intensificato il lancio di razzi, facendo una vittima israeliana. La Terza Intifada, comunque, è soltanto un'invocazione da parte di Hamas, e non ha mai avuto luogo.
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