28 gennaio, 2010

Lavoro, Tibaldi: "Governo mantenga impegni su ammortizzatori sociali"


Lavoro, Tibaldi: "Governo mantenga impegni su ammortizzatori sociali"

"Permane anche nel 2010 la preoccupazione di come fronteggiare la crisi, non solo dal punto di vista degli ammortizzatori sociali, e di sostegno al reddito, ma anche per quanto riguarda le politiche attive. E su questo chiediamo al Governo di mantenere i suoi impegni". Con queste parole Alessandra Tibaldi, assessore al Lavoro della Regione Lazio, ha introdotto la seconda giornata della 'Conferenza regionale del lavoro', organizzata dall'assessorato, in collaborazione con Lait, Sviluppo Lazio e Bic Lazio, e in corso allo Spazio Etoile di Roma fino a domani.

"Noi come Regione Lazio - ha sottolineato Tibaldi - oltre a sottoscrivere anche per il 2010 l'accordo, con le parti sociali, sugli ammortizzatori sociali in deroga, abbiamo lavorato per rendere la gestione degli ammortizzatori più semplice, anche attraverso il Sil (Sistema informativo lavoro) regionale".

E al centro della seconda giornata della Conferenza la discussione sulla possibilità di realizzare, nel nostro Paese, un nuovo modello di welfare, capace di combinare ammortizzatori sociali e politiche attive. Una strada, quella della riforma degli ammortizzatori sociali, che per Natale Forlani, presidente e ad di Italia Lavoro, deve passare da tappe ben precise. "Ci sono tre nodi da risolvere - ha detto Forlani - nel panorama italiano. E' necessario innanzitutto costruire una base ragionevole di tutele di sostegno al reddito generalizzata, con carattere assicurativo, indipendentemente dai settori di appartenenza dei lavoratori. E' poi necessario un riordino degli incentivi che guardano alla persona, alle esigenze oggettive di ognuna di esse. E poi ci deve essere - ha concluso - la capacità delle parti sociali, attraverso la contrattazione collettiva, di sviluppare delle politiche inclusive nel lavoro a favore delle cosiddette categorie 'deboli', e cioè giovani, anziani, persone che sono momentaneamente fuori dal mercato del lavoro, e donne".

Ma, secondo Matilde Mancini, direttore generale per gli Ammortizzatori sociali e incentivi all'occupazione del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, intervenuta all'evento, una riforma è possibile solo "se trova l'impegno e la convergenza di tutte le parti, istituzionali e non. Non sarà un percorso semplice, e si dovranno anche trovare le risorse finanziare per coprire questo intervento e per razionalizzare il nostro attuale sistema". E, per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali in deroga, Mancini ha ricordato che "sono disponili i fondi per fare fronte anche nel 2010 a questa 'coda' di crisi, e per finanziare gli ammortizzatori necessari".

Per Emiliano Mandrone, ricercatore dell'Isfol, il Lazio in questi anni ha rappresentato una sorta "di 'laboratorio' per un nuovo sistema di welfare, costruendo una rete-sistema tra gli attuatori delle politiche attive, gli erogatori di politiche passive e servizi per l'impiego. La Regione - ha spiegato Mandrone - ha provveduto a stanziare finanziamenti complementari alla cig per aumentare la platea dei beneficiari, o meglio ridurre la dimensione del disagio con il programma del reddito minimo".

E uno sguardo alla situazione di altri paesi europei l'ha lanciato Vincenzo Silvestri, segretario del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro: "In tutti i paesi europei - ha detto - sono in vigore sussidi di disoccupazione di tipo assicurativo, ma accanto a questi vi sono quasi sempre schemi di assistenza sociale, da non confondere con l'assistenzialismo, per quanti non si qualificano per il sostegno del primo. Quindi, accanto a un'indennità di disoccupazione - ha aggiunto - di stampo assicurativo, che sarebbe interamente finanziata dai contributi dei lavoratori, dovrebbe essere introdotta un'indennità di assistenza sociale, rivolta a quei lavoratori che non riescono (a causa della discontinuità lavorativa e dei bassi salari) a soddisfare i requisiti per lo schema di primo livello. E, per completare il panorama, non sarebbe utile - si è chiesto - introdurre il reddito di inserimento, reddito minimo che manca, nell'Europa a 27, solo in Italia, Grecia e Ungheria?".

Nessun commento: