11 gennaio, 2010
PROMEMORIA 11 gennaio 1693 - Terremoto del Val di Noto: La Sicilia orientale (soprattutto il Val di Noto) viene colpita da un terremoto.
Terremoto del Val di Noto: La Sicilia orientale (soprattutto il Val di Noto) viene colpita da un terremoto che farà circa 60.000 vittime.
Il terremoto del Val di Noto dell'11 gennaio 1693 rappresenta, assieme al terremoto del 1908, l'evento catastrofico di maggiori dimensioni che abbia colpito la Sicilia orientale in tempi storici.[1] Con un'intensità pari a 7,4° della scala Richter è stato in assoluto il terremoto più intenso mai registrato nell'intero territorio italiano [2] [3]
L'evento sismico ha provocato la distruzione totale di oltre 45 centri abitati, interessando con effetti pari o superiori al X grado MCS (scala Mercalli) una superficie di circa 5600 km2 e causando un numero complessivo di circa 60.000 vittime e raggiungendo in alcune aree l'XI grado MCS.
La sequenza temporale
La prima forte scossa (circa VIII grado MCS) della sequenza sismica che comprende questo terremoto arrivò improvvisamente la sera del venerdì 9 gennaio 1693 alle ore 21 circa. Crollarono numerosi edifici un po' dappertutto e vi furono vittime, altri edifici si lesionarono seriamente. Dato che il giorno dopo, il sabato, passò senza forti scosse, la gente si illuse che tutto fosse finito. La domenica mattina, 11 gennaio, alle ore 9 si ebbe una nuova forte scossa ed un'altra circa un'ora dopo. Ma l'evento principale (XI grado MCS), la tremenda e distruttiva scossa di 7,4° Richter, scoccò alle 13:30 provocando l'immane distruzione e l'innesco del successivo maremoto. Lo sciame sismico con le scosse di assestamento, anche forti, si protrasse ancora per circa 2 anni con un numero elevatissimo di repliche (circa 1500 eventi).[4]
Le distruzioni e le vittime
Il numero più elevato di vittime è stato registrato nella città di Catania nella quale sono morte 16.000 persone su una popolazione di circa 20.000, a Ragusa dove sono morte circa 5.000 persone su 9.950, a Lentini con 4.000 vittime su 10.000 abitanti, ad Occhiolà (l'antica Grammichele) che contava 2.910 abitanti e ne perirono il 52% e a Siracusa con circa 4000 vittime su 15.339 abitanti; gli altri centri ebbero dal 15% al 35% di morti rispetto alla popolazione residente, tranne Palazzolo Acreide e Buscemi che lamentarono la scomparsa del 41% degli abitanti. [5]
Le valutazioni attuali del sisma
Le caratteristiche dell'evento principale consentono di considerarlo, per molti aspetti, simile al terremoto del 4 febbraio 1169 e suggeriscono che la struttura sismogenetica sia posta in mare, non lontano dalla costa tra Catania e Siracusa. Una indiretta conferma di questa ipotesi è fornita dal maremoto associato all'evento sismico che, anche in questo caso come nel 1169, ha colpito la costa ionica della Sicilia.[6] La profondità ipocentrale stimata per l'evento principale è di circa 20 km.
Di recente sono state effettuate indagini approfondite per identificarne la sorgente; l'ipotesi odierna più accreditata è quella del sistema Ibleo-Maltese, anche sulla scorta delle evidenze dello tsunami.[7]
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