18 marzo, 2010

PROMEMORIA 18 marzo 1986 - Milano, Michele Sindona e Roberto Venetucci vengono condannati all'ergastolo per l'uccisione di Giorgio Ambrosoli


Milano, Michele Sindona e Roberto Venetucci vengono condannati all'ergastolo per l'uccisione dell'avvocato Giorgio Ambrosoli.
Giorgio Ambrosoli (Milano, 17 ottobre 1933 – Milano, 11 luglio 1979) è stato un avvocato italiano, esperto in liquidazioni coatte amministrative. Fu assassinato l'11 luglio 1979 da un sicario ingaggiato dal banchiere siciliano Michele Sindona, sulle cui attività aveva ricevuto incarico di indagare.

Antefatto
Nel 1971 si addensarono sospetti sulle attività del banchiere siciliano Michele Sindona.
La Banca d'Italia per mano del Banco di Roma investigò sulle attività di Sindona nel tentativo di non fare fallire gli Istituti di credito da questi gestiti (Banca Unione e Banca Privata Finanziaria). I motivi delle scelte dell'allora Governatore Carli erano chiaramente tese a non provocare il panico nei correntisti. Così fu accordato un prestito al Sindona, voluto anche in virtù della benevolenza dell'Amministratore Delegato Dott. Mario Barone. Quest'ultimo fu cooptato come terzo amministratore, addirittuta modificando lo statuto della Banca stessa che ne prevedeva due (nel caso specifico, i Sig.ri Ventriglia e Guidi). Fu accordato tale prestito con tutte le modalità e transazioni necessarie e fu incaricato il Direttore Centrale del Banco di Roma, Sig. Giovanbattista Fignon, di occuparsi della cosiddetta vicenda. Le Banche di Sindona furono fuse e prese vita la Banca Privata Italiana di cui il Fignon divenne Vice Presidente e Amministratore Delegato. Al contrario di tutte le aspettative, Fignon andò a Milano a rivestire detta carica e capì immediatamente la gravità della situazione. Stese numerose relazioni, capì le operazioni gravose messe in piedi da Sindona e dai suoi collaboratori tanto che ne ordinò l'immediata sospensione. Ma a Roma i poteri forti forse non gradirono una così massiccia operazione di pulizia, sebbene nei pochi mesi di tale gestione emersero innumerevoli aspetti che potevano indurre ad un salvataggio. Fignon fece egregio lavoro ma non poté bastare e nel settembre del 1974 consegnò a Giorgio Ambrosoli la relazione sullo stato della Banca. Fignon continuò nel suo operato tanto da essere citato anche nelle agende dell' Avvocato Ambrosoli che nulla poteva immaginare di ciò che sarebbe seguito.
Ciò che emerse dalle investigazioni indusse, nel 1974, a ordinare un commissario liquidatore. Per il compito fu scelto Giorgio Ambrosoli.

L'incarico
In questo ruolo, Ambrosoli assunse la direzione della banca e si trovò ad esaminare tutta la trama delle articolatissime operazioni che il finanziere siciliano aveva intessuto, principiando dalla società "Fasco", l'interfaccia fra le attività palesi e quelle occulte del gruppo.
Nel corso dell'analisi svolta dall'avvocato emersero le gravi irregolarità di cui la banca si era macchiata e le numerose falsità nelle scritturazioni contabili.
Contemporaneamente a questa opera di controllo Ambrosoli cominciò ad essere oggetto di pressioni e di tentativi di corruzione. Queste miravano sostanzialmente a ottenere che avallasse documenti comprovanti la buona fede di Sindona.
Se si fosse ottenuto ciò lo Stato Italiano, per mezzo della Banca d'Italia, avrebbe dovuto sanare gli ingenti scoperti dell'istituto di credito. Sindona, inoltre, avrebbe evitato ogni coinvolgimento penale e civile.
Ambrosoli non cedette, sapendo di correre notevoli rischi. Nel 1975 indirizzò una lettera alla moglie in cui scrisse:
« È indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l'incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un'occasione unica di far qualcosa per il Paese. »
Ai tentativi di corruzione fecero presto seguito minacce esplicite.
Malgrado ciò, Ambrosoli confermò la necessità di liquidare la banca e di riconoscere la responsabilità penale del banchiere.
Nel corso dell'indagine emerse, inoltre, la responsabilità di Sindona anche nei confronti di un'altra banca, la statunitense Franklin National Bank, le cui condizioni economiche erano ancora più precarie. L'indagine, dunque, vide coinvolta non solo la magistratura italiana, ma anche l'FBI.
In un clima di tensione e di pressioni anche politiche molto forti, Ambrosoli concluse la sua inchiesta. Avrebbe infine dovuto sottoscrivere una dichiarazione formale il 12 luglio 1979.

L'omicidio
La sera dell'11 luglio 1979, rincasando dopo una serata trascorsa con amici, fu avvicinato sotto il suo portone da uno sconosciuto.
Questi si scusò e gli esplose contro quattro colpi di .357 Magnum. Ad ucciderlo fu William J. Aricò, un sicario fatto appositamente venire dall'America e pagato con 25 000 dollari in contanti ed un bonifico di altri 90 000 dollari su un conto bancario svizzero.
Nessuna autorità pubblica presenziò ai funerali, ad eccezione della sola Banca d'Italia.
Il 18 marzo 1986 a Milano, Michele Sindona e Roberto Venetucci (un trafficante d'armi che aveva messo in contatto Sindona col killer) furono condannati all'ergastolo per l'uccisione dell'avvocato Ambrosoli.

In memoria di Giorgio Ambrosoli
Giorgio Ambrosoli non ebbe, al momento, grandi riconoscimenti, nonostante il sacrificio estremo con cui aveva pagato la sua onestà e il suo zelo professionale.
Il primo omaggio alla figura di Ambrosoli è stato il libro di Corrado Stajano, intitolato Un eroe borghese. Dal libro è stato tratto nel 1995 il film omonimo di Michele Placido. Nel 2009 il figlio di Ambrosoli, Umberto, ha pubblicato Qualunque cosa succeda, ricostruzione della vicenda del genitore "sulla base di ricordi personali, familiari, di amici e collaboratori e attraverso le agende del padre, le carte processuali e alcuni filmati dell'archivio RAl" (dalla quarta di copertina).
Nell'anno 2000 il comune di Milano, durante il primo mandato del Sindaco Gabriele Albertini, ha dedicato una piccola piazza a Giorgio Ambrosoli in zona Corso Vercelli, e tre Borse di Studio di 5100 euro l'una.
Il comune di Roma, durante il primo mandato del sindaco Walter Veltroni gli ha dedicato un Largo, in zona Nomentana. Anche altri Comuni hanno dedicato vie, piazze e larghi all'Avv. Ambrosoli, tra cui Desio, Seveso, Nova Milanese, Ravenna, Cesena, Varese, Rodano, Scanzorosciate, Scandicci, Corbetta, Arcene, Reggiolo, Volvera, Firenze ed altri.
A Giorgio Ambrosoli è attualmente intitolata la biblioteca del palazzo di giustizia di Milano, alla quale accedono magistrati, avvocati e studenti di giurisprudenza del foro ambrosiano.
A Giorgio Ambrosoli è intitolato l'Istituto Secondario Superiore di Viale della Primavera 207, Roma.
L'Università degli Studi di Milano (Statale) ha dedicato una scritta commemorativa all'avvocato nell'aula 311 "Giorgio Ambrosoli" di via Festa del Perdono.
Anche il Comune di Ghiffa (sul Lago Maggiore), dove Giorgio Ambrosoli è sepolto, ha dedicato all'avvocato milanese il proprio lungolago.
Nell'aula magna del Liceo Classico Manzoni di Milano è affissa una targa in memoria di Giorgio Ambrosoli.

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