28 luglio, 2010
PROMEMORIA 28 luglio 1987 - Alle 7:23 una frana di enormi dimensioni travolge drammaticamente due paesi nella Valtellina
Alle 7:23 una frana di enormi dimensioni dovuta alle insistenti piogge (alluvione della Valtellina) travolge drammaticamente i paesi di Sant'Antonio Morignone e di Aquilone in Valtellina spazzandoli via e provocando morti e dispersi.
L'Alluvione della Valtellina è una serie di disastri e di tragedie naturali che successero nell'estate del 1987 in Valtellina in Provincia di Sondrio. 53 morti, migliaia di sfollati, danni per 4000 miliardi di lire, sono i numeri della catastrofe.
Alle 7.23 del 28 luglio una frana si stacca dal monte Zandila (nota anche, ma impropriamente, come frana del Pizzo Coppetto, una montagna di 3066 metri d'altezza). Quaranta milioni di metri cubi di materiale precipitano a valle a una velocità di 400km/h, travolgendo e distruggendo completamente gli abitati di Sant'Antonio Morignone[4]e Aquilone (frazioni di Valdisotto). Fortunatamente i paesi erano stati evacuati precedentemente e ciò salva la maggior parte della popolazione ma viene travolta ugualmente dalla frana una squadra di 7 operai che era giunta in paese per svolgere i lavori di ripristino della ss.38 e alcuni abitanti della frazione di Aquilone, non evacuati perché ritenuti erroneamente fuori pericolo. Nessuno aveva previsto lo spostamento d'aria dovuto ai quaranta milioni di metri cubi di terreno franato, e la forza della frana risalita per alcune centinaia di metri sulla sponda opposta della montagna che costò la vita a 35 persone.
La paura per l'Alta Valtellina non finisce in quanto i detriti dell'enorme movimento franoso creano uno sbarramento alto 50 metri e bloccano il normale flusso del fiume Adda verso Tirano a sud. Si crea così un lago naturale che incombe su tutta la valle sottostante. Si ha paura di assistere ad un nuovo Vajont. Il lago sale mediamente di 2cm all'ora e si hanno 60 giorni di tempo per trovare una soluzione che eviti la tracimazione o persino il crollo dello sbarramento naturale.
Durante il mese di agosto gli esperti mettono sotto controllo il lago drenando parte dell'acqua che si accumula nell'invaso tramite gallerie di by-pass. Tuttavia a fine agosto le piogge riprendono con forte intensità, il lago cresce di 20cm all'ora e la situazione viene nuovamente definita grave. Si rende urgente un intervento sul corpo della frana per creare un nuovo alveo per il deflusso del fiume Adda e la conseguente tracimazione controllata del bacino. Anche su questo punto vi furono aspre controversie tra chi giudicava la tracimazione controllata l'unica soluzione e chi paventava i possibili rischi di un ulteriore e peggiore disastro se il fronte della frana avesse ceduto. In questo frangente il ministro Remo Gaspari risolse la questione autorizzando, sotto la propria personale responsabilità politica, la tracimazione controllata delle acque del fiume Adda.
Alle 22 di sabato 29 agosto i geologi Maione, Presbitero e Lunardi (futuro ministro di uno dei governi Berlusconi) prendono una decisione drastica: tutti i centri abitati nei pressi del corso dell’Adda, da Grosotto a Sondrio, devono essere evacuati prima di procedere alla tracimazione preventiva. Il giorno seguente, domenica 30 agosto 1987, si prepara il nuovo alveo, si scava una breccia sul fronte della frana e si comincia di nuovo a far defluire l'acqua accumulata a valle al ritmo di 40 metri cubi al secondo. In seguito gli evacuati rientrano nelle proprie case e nei giorni successivi il lago viene totalmente svuotato mentre l'Adda si adatta al nuovo corso. Dopo quasi 2 mesi l'emergenza si conclude.
Il 2 maggio 1990 il Parlamento Italiano emana la legge n.102/90 (più nota come Legge Valtellina) in cui si prevede di destinare una somma di 2400 miliardi di lire nel sessennio 1989-1994 per il riassetto e il monitoraggio idro-geologico, la ricostruzione e lo sviluppo dei comuni della provincia di Sondrio e della adiacenti zone delle province di Bergamo, Como e Brescia.
Tra l'eredità della vicenda, l'adozione da parte di tutti gli organi di informazione di due termini che fino ad allora non erano praticamente mai stati utilizzati nella comunicazione giornalistica: idrovore e tracimazione; quest'ultimo negli anni verrà a sua volta lentamente sostituto da esondazione.
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