22 marzo, 2011
"La piazza e la sua anima": mostra di Fiorella Ivaldi
"La piazza e la sua anima": mostra di Fiorella Ivaldi
Palazzo Valentini ospita, dal 22 marzo al 2 aprile, la prima mostra personale di Fiorella Ivaldi, scultrice elegante e raffinata, che da anni lavora la terracotta in un accogliente studio/laboratorio in via della Reginella. L’ex Ghetto di Roma è dove l’artista ha deciso di stabilirsi; i personaggi che lo popolano diventano la sua fonte d’ispirazione.
La mostra – che sarà inaugurata martedì 22 marzo alle 17:30 – verrà ospitata a Palazzo Valentini Sala Egon Von Furstenberg (Via IV Novembre 119, Roma).
L’ingresso è libero, nei seguenti orari: dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 19. Sabato 10 -13. Chiuso la domenica.
“La Piazza e la sua anima”, lavoro inedito e fulcro di questa esposizione, fissa ed eterna l’immagine di questo luogo, nel suo quotidiano divenire, nel suo autentico esserci: i protagonisti di quest’opera sono i “vecchi” del quartiere, chi c’è sempre stato. La Ivaldi rende eterno il loro gesto di comunione e condivisione, di amicizia e solidarietà, testimonianza attiva di un’Italia che sta sparendo, mettendo in scena una realtà unica in una città come Roma, quella del senso di appartenenza e di coesione.
Diciassette personaggi popolano la Piazza scultorea della Ivaldi, chi è assiso su panchine, chi atto a dialogare, chi discute e chi si allontana. Diciassette realtà umane che si fondono per dar vita ad un’opera che nella povertà della materia usata (terra), nella semplicità dei gesti, nella “banalità” del momento prescelto (una qualsiasi mattina di un giorno qualsiasi), riesce ad avere un respiro monumentale. I colori variopinti, il modellato veloce e sintetico, le espressioni ben individuate, la gestualità puntuale, sono le caratteristiche di quest’opera, a cui l’artista ha dedicato quasi un anno di lavoro. Assieme a “La Piazza e la sua anima” verranno esposti altre sculture.
“Tutti figli della stessa madre terra” è del 2010, 10 volti in terracotta che raffigurano altrettanti giovani uomini e donne provenienti dai paesi più disparati: occhi enormi, fissi o sfuggenti, visi assorti o vigili, espressioni furbesche o velate di malinconia, piccole grandi teste da cui sentirsi spiato o che fuggono il tuo sguardo. Ancora colori freschi e splendenti, che schiudono un mondo in bilico tra gioia ed inquietudine, che tiene lo spettatore sospeso nell’incapacità di decifrare realmente quello che ha davanti.
La scultura di Fiorella Ivaldi è figurativa, classica nella sua impostazione, plastica e fisica nella sua elaborazione. La tecnica è veloce ed essenziale, ma attraverso piccoli e repentini gesti, colpi e tagli di materia, l’individuazione di un mondo interiore è sorprendente. Ed è in questa capacità psicologica che il suo lavoro raggiunge il culmine: il bagaglio personale di ciascuno di noi è messo in piazza, in tutte le sue contraddizioni, in tutta la sua ambiguità. Indipendentemente dal soggetto o dal tema dell’opera, siamo noi che veniamo rappresentati, con le nostre paure, le nostre gioie, la nostra insicurezza e fragilità.
Chiude la mostra “Beatrice Cenci”, scultura di grandi dimensioni realizzata nel 2007 e mai esposta, che fa parte di un ciclo di donne simbolo della Roma passata. Beatrice è ritratta nel momento in cui il gesto è già stato compiuto ed il suo volto mostra tanto liberazione quanto il peso della futura pena. Ventitre sono le perle tra i suoi capelli, tanti quanti gli anni che ha vissuto, e rossa è la sua veste, come il sangue e le continue violenze subite. Dall’alto del suo basamento la figura imponente ci ammonisce, mentre la tristezza negli occhi e la dolcezza dei lineamenti ci inducono a riflettere sulla necessità di portare avanti le nostre battaglie.
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