29 ottobre, 2010
Consumi e consumatori dentro la crisi. Presentato uno studio a Palazzo Valentini
Consumi e consumatori dentro la crisi. Presentato uno studio a Palazzo Valentini
Un quinto delle famiglie che vivono a Roma e in provincia ha ridotto, negli ultimi 12 mesi, la spesa per generi alimentari e bevande, mentre più del 20% ha dovuto fare tagli alla spesa destinata a sanità trasporti e istruzione.
Sono i risultati dell’indagine “Consumi e consumatori dentro la Crisi”, realizzata dalla Provincia di Roma, Assessorato alle Politiche del Personale, Tutela dei Consumatori e Lotta all'Usura, in collaborazione con l’Università Roma Tre - Facoltà di Economia “Federico Caffè”, presentata questa mattina a Palazzo Valentini.
Da un’analisi sui dati nazionali e locali emerge un calo generalizzato dei consumi con l'aggravarsi delle disparità sociali e un forte indebitamento delle famiglie per consumi.
Quali politiche di rilancio dei consumi per dare maggiore impulso all'economia sia nella redistribuzione, sia per altri consumi? Al dibattito scientifico si aggiunge una tavola rotonda con i rappresentanti dei siti web che hanno dibattuto di crisi e che si sono orientati verso un’interpretazione della stessa come determinata da una deficienza di domanda aggregata. Lo studio, basato su una rilevazione statistica diretta su campione casuale di 525 individui residenti a Roma e provincia, mostra come le abitudini di consumo nel nostro territorio si siano modificate nell’ultimo anno in particolare per effetto della crisi economica.
“Già nel corso del 2008 e del 2009 - spiega l’Assessore Visintin - i dati ISTAT ci mostrano una contrazione della spesa per consumi nelle famiglie sia a Roma che nel resto del Paese. Nell’ultimo anno gli effetti della crisi si sono fatti sentire ancora di più, anche nel nostro territorio, in particolare per quello che riguarda l’acquisto di generi di prima necessità”.
“Guardando i dati - prosegue Visintin - è confortante notare che, sebbene in diminuzione, le spese per istruzione, manifestazioni culturali e libri non scolastici sono state sacrificate meno rispetto ad altre, probabilmente perché percepite come necessarie al conseguimento delle stima e del rispetto sociale. E’ da ritenere che siano queste le voci destinate a guidare l’auspicata ripresa della spesa per consumi. Quello che conta è rimanere accanto alle famiglie, ascoltrle e supportarle tanto sui temi relativi al consumerismo quanto sui problemi inerenti l'usura”.
L’indagine - curata dal Prof. Attilio Trezzini e dalla Dott.ssa Alessia Naccarato del Dipartimento di Economia dell’Università Roma Tre - non stima l’entità della variazione di spesa delle famiglie, ma punta a capire come questa sia variata per determinate categorie di consumo.
Dall’analisi emerge un’area di disagio economico che tocca il 30-32% della popolazione del nostro territorio, la quale dichiara, in riferimento alle spese sostenute negli ultimi 12 mesi, di riuscire a “quadrare appena il bilancio” e di essere stata costretta a contrarre debiti o a prelevare i propri risparmi per far fronte alla vita quotidiana. In questo quadro, gli abitanti del provincia sembrano resistere meglio alla crisi rispetto agli abitanti di Roma. Le famiglie con donne capofamiglia sembrano lievemente più colpite. La fascia di età più fragile è risultata quella tra i 46 e i 65 anni. I disoccupati sono la categoria più toccata mentre, tra coloro che lavorano, i lavoratori autonomi sono penalizzati di più rispetto ai lavoratori dipendenti. Il disagio colpisce in modo più marcato le famiglie con figli, mentre le coppie senza figli, e in misura minore i single sembrano resistere meglio.
In merito alla riduzione delle spese, l’indagine registra come le Spese fisse per abitazione, affitto, condominio e utenze siano le più difficilmente contraibili. Il 56% delle famiglie le ha mantenute costanti mentre il numero di quelle che le hanno aumentate, il 23,62%, è maggiore rispetto a quelle che sono riuscite a diminuirla, 20,38%.
I numeri evidenziano dunque un problema abitativo e di tariffe che interagisce con la crisi, determinando una ulteriore contrazione dei consumi. viaggi e vacanze, abbigliamento abbonamenti pay tv, si presentano come le categorie spesa più facilmente contratte e sembrano essere considerate più superflue mentre le spesa per Manifestazioni culturali, apparecchiature tecnologiche e manutenzione della casa, sebbene percepita come non strettamente necessaria, sembra essere stata sacrificata da una quota di famiglie sensibilmente minore di quanto non sia avvenuto per viaggi e abbigliamento e dunque appaiano essere percepite come meno superflue. Le spese sanitarie, per generi alimentari, istruzione, comunicazioni e trasporti sono invece tra quelle sacrificate da un minor numero di famiglie e sono plausibilmente percepite come essenziali.
Preoccupano, inoltre, le dimensioni assunte nel nostro territorio, dal fenomeno dell’indebitamento delle famiglie. Circa il 30% del campione ha infatti dichiarato di essersi indebitato nell’ultimo anno. Un fenomeno che appare di maggiore intensità rispetto al resto del Paese, in parte per il costo elevato delle abitazioni e in parte per il fatto che il territorio metropolitano evidenzia comportamenti più simili al Nord Italia dove l’indebitamento risulta maggiore.
Significativa l’analisi delle ragioni dell’indebitamento, il 5,33% del campione ha finanziato l’acquisto di una casa e un altro 5% circa ha ristrutturato l’abitazione principale. Da sottolineare come il 22,86% si sia indebitato per far fronte a spese diverse, non solo per l’acquisto di beni durevoli, auto o elettrodomestici, ma anche per far fronte a spese considerevoli, ma ordinarie come pagamenti inps, imposte arretrate, spese condominiali e simili. Stupisce solo all’apparenza che il 45,45% delle famiglie con meno di 700 euro dichiari di essersi indebitato per finanziare spese correnti. L’indebitamento finalizzato all’acquisto di beni di consumo non incide, però, solo sulle classi di reddito molto basse, ma anche su quelle di reddito medio basso o medio. Un dato che sembra indicare il tentativo di difendere standard di consumo acquisiti nel passato anche a fronte delle riduzioni di reddito.
Un ultimo aspetto rilevante riguarda la fonte del finanziamento del debito delle famiglie. Il 39,24 percento del campione ha indicato parenti e amici. Con un certo allarme possiamo anche registrare la presenza di un 7,62% di famiglie che ha indicato una inquietante modalità “Altro”. L’elevata attitudine verso forme di finanziamento non istituzionali e la scarsa attitudine verso il ricorso alle Finanziarie indica, da un lato, un possibile margine di allargamento del mercato del credito e, dall’altra, la probabile necessità di modifiche delle normative che rendano i consumatori più sicuri nel ricorrere a banche e finanziarie, oggi paradossalmente percepite come più pericolose o meno accessibili delle Altre forme di finanziamento.
“Questi dati – aggiunge l’Assessore Visintin – confermano le nostre preoccupazioni, ma allo stesso tempo rilanciano il nostro impegno nella lotta a fenomeni come l’usura. Desidero ricordare, a tale proposito, il lavoro svolto in Parlamento, dove la Provincia si è battuta affinché la nuova legge nazionale, tutt’ora in discussione, preveda l’accesso al fondo per le vittime dell'usura da parte degli enti locali. Si tratta di risorse importanti senza cui, per i Comuni, diventa praticamente impossibile pensare e mettere in atto azioni concrete di aiuto per le vittime. E’ per questo – conclude l’Assessore – che una legge diversa insieme ad una sana politica del credito da parte delle banche appaiono oggi un punto strategico ed urgente della lotta all’usura”.
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