17 ottobre, 2010

PROMEMORIA 17 ottobre 1933 - Albert Einstein, scappa dalla Germania Nazista e si sposta negli USA


Albert Einstein, scappa dalla Germania Nazista e si sposta negli USA
Si trasferì in America a causa delle persecuzioni antisemite che già imperversavano in Germania e in Europa.
Infatti quando Adolf Hitler salì al potere nel gennaio 1933, Einstein era professore ospite all'Università di Princeton. Nel 1933 i Nazisti promulgarono "La Legge della Restaurazione del servizio Civile" a causa della quale tutti i professori universitari ebrei furono licenziati e durante gli anni trenta fu condotta una campagna dai premi Nobel Philipp von Lenard e Johannes Stark che etichettò i lavori di Einstein come "fisica ebraica", in contrasto con la "fisica tedesca" o "ariana". Nel 1944 a Rignano sull'Arno, in Italia, la moglie e le figlie di suo cugino Robert furono uccise come rappresaglia contro Albert[9] da un reparto di soldati tedeschi delle SS: la strage familiare colpì molto lo scienziato[10] che l'anno successivo perse anche il cugino che si suicidò. Einstein rinunciò alla cittadinanza tedesca e svizzera e restò negli USA fino alla morte. All'Institute for Advanced Study a Princeton proseguì con le sue ricerche, studiando anche alcuni problemi cosmologici e le probabilità delle transizioni atomiche.
Diventò cittadino statunitense nel 1940. Einstein nei suoi ultimi anni di vita tentò di unificare le forze fondamentali allora note, cioè la gravità e l'elettromagnetismo ignorando la forza nucleare debole e la forza nucleare forte. Incidentalmente notiamo che lo studio di queste interazioni era già iniziato; in particolare Enrico Fermi aveva già sviluppato negli anni trenta una teoria basica della forza nucleare debole. Nel 1950 Einstein descrisse la sua teoria di unificazione, poi rivelatasi parzialmente errata, in un articolo della rivista Scientific American.
I vari lavori di Einstein operarono una rivoluzione di tale portata da poter essere paragonata solo a quella di Isaac Newton. La sua onestà scientifica si esplicitò nel dare impulso alla meccanica quantistica, tramite lo studio sull'effetto fotoelettrico, anche se non fu mai convinto del significato di quella teoria (famosa è la sua frase in polemica con Niels Bohr secondo cui Dio non gioca a dadi), non potendone accettare l'aspetto probabilistico.

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