25 dicembre, 2006

Messaggio del Presidente: cittadini lontani dalle istituzioni, tenuta democratica a rischio


Giorgio Napolitano è convinto che il sistema politico italiano stia procedendo troppo lentamente verso una matura democrazia dell’alternanza e, ieri, in un intervento che ha tradito preoccupazione e disappunto, ha sostenuto che il paese sta vivendo «un momento di preoccupante distacco tra la politica, le istituzioni e i cittadini ». Alla diagnosi impietosa, il presidente della Repubblica ha fatto seguire prescrizioni piuttosto dettagliate, che sono andate oltre il reiterato appello a cercare il confronto e il dialogo dovunque sia possibile. Napolitano ha chiamato le forze politiche al dovere di portare a termine le necessarie riforme istituzionali, a modificare radicalmente le procedure per l’approvazione della legge finanziaria e, soprattutto e prima di tutto, a cambiare la legge elettorale, un passaggio fondamentale per dare al sistema stabilità e capacità di decidere.

Il presidente ha pronunciato questo discorso con una forte componente di indirizzo politico nel corso della cerimonia per gli auguri di buone feste alle alte cariche dello Stato, che si è svolta ieri nel Salone dei Corazzieri al Quirinale. Un’introduzione del presidente del Senato Franco Marini, contenente un vibrato appello al confronto e al dialogo, ha aperto la strada all’intervento di Napolitano, che ha manifestato subito l’intenzione di tracciare una specie di bilancio sul cammino compiuto dal Paese negli ultimi sette mesi - cioè dall’inizio della legislatura e del mandato presidenziale - verso un sistema politico più maturo e, in ultima analisi, più democratico. Da questo punto di vista è particolarmente significativo che ieri il presidente abbia indicato come priorità quella di «esplorare fino in fondo il sentiero di opportune revisioni della legge elettorale».

Il bilancio tracciato da Napolitano ha registrato anche qualche «segno positivo». Questo si è verificato «in special modo sul terreno delle scelte di politica internazionale ». Il riferimento alla missione in Libano, decisa con «larghissimo consenso» e «in piena osservanza dell’articolo 11 della Costituzione», era scontato. Ma, adesso, occorre altrettanto «concordemente» lavorare al «complessivo rilancio della costruzione europea». Qualche opportuna intesa è stata trovata anche sul decreto legge sulle intercettazioni e nella presentazione di un progetto comune di riforma dei servizi di informazione. Però «più consistenti e decisi progressi si richiedono per garantire il necessario rinnovamento delle nostre istituzioni». Soprattutto, «per recuperare prestigio e consenso tra i cittadini », occorre rinnovare anche il modo di lavorare del Parlamento, «il cui ruolo legislativo è invece oggi pesantemente condizionato da distorsioni divenute sempre più gravi».

E qui il presidente ha espresso tutto il suo disappunto per il modo in cui si è svolta la vicenda della finanziaria, che «anche quest’anno sta per essere approvata in entrambe le Camere con il voto di fiducia posto dal governo su un articolo unico comprensivo di un numero abnorme di disposizioni». Questo viola la Costituzione, oltreché offuscare la trasparenza del processo democratico. Napolitano ha ricordato, citando Carlo Azeglio Ciampi, che l’articolo 72 della carta fondamentale prescrive che ogni legge sia approvata «articolo per articolo e con votazione finale». Invece oggi, con gli articoli unici di mille commi, «si è ormai toccato il limite estremo di una prassi legislativa che sfugge alle possibilità di comprensione dell’opinione pubblica». E questo - Napolitano ha citato il costituzionalista Fabrizio Onida - «rende sempre più difficile il rapporto tra i cittadini e la legge». Napolitano ha chiesto «l’immediato avvio» di un progetto di riforma delle norme per l’approvazione del bilancio. Più in generale «la logica di contrapposizione totale» tra gli schieramenti, producendo «effetti di rifiuto e stanchezza tra i cittadini», crea una situazione in cui «non c’è parte politica che possa, in ultima istanza, trarne vantaggio».

Piuttosto, a riceverne un danno è «una più sicura tenuta e una compiuta maturità del nostro sistema democratico ». Al termine del suo durissimo intervento, nel quale ha chiesto anche più rispetto per gli organi di garanzia, a cominciare dalla magistratura, Napolitano ha auspicato che il prossimo anno «segni una ripresa del senso delle istituzioni».
PAOLO PASSARINI dal sito de La Stampa

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