12 dicembre, 2006

PROMEMORIA 12 dicembre 1969 - Strage di Piazza Fontana


Strage di Piazza Fontana nella sede della Banca Nazionale dell'Agricoltura di Milano: 16 morti e 88 feriti
La strage di Piazza Fontana fu un attentato terroristico avvenuto il 12 dicembre 1969, alle 16,37, nel quale una bomba fu fatta esplodere nella sede della Banca Nazionale dell'Agricoltura di Piazza Fontana nel centro di Milano, provocando la morte di sedici persone ed il ferimento di altre ottantotto.
La bomba esplose alle 16.37, lo stesso giorno una bomba venne scoperta nella sede di Milano della Banca Commerciale Italiana, fortunatamente inesplosa, ma che venne fatta brillare subito dopo, occultando così una prova importantissima che avrebbe forse permesso di risalire all'origine dell'esplosivo e a chi aveva preparato gli ordigni. A Roma, sempre lo stesso giorno alle 16.55, una bomba esplose nel passaggio sotterraneo della Banca Nazionale del Lavoro che collegava l'entrata di via Veneto con quella di via San Basilio, facendo tredici feriti. Altre due bombe esplosero a Roma tra le 17.20 e le 17.30, una davanti all'Altare della Patria e l'altra all'ingresso del museo del Risorgimento, in piazza Venezia, facendo quattro feriti. In sostanza 5 attentati terroristici nel pomeriggio dello stesso giorno, tra il primo e l'ultimo un lasso di tempo di soli 53 minuti. Da notare che alle 16.37 l'orario di chiusura della banca era passato, ma tuttavia vi erano molte persone dentro la banca.
Periodo storico
Il periodo storico è quello della contestazione studentesca e segna l'inizio della strategia della tensione: tra il 1968 e il 1974 verranno compiuti 140 attentati.
Quello di Piazza Fontana è uno dei più gravi; verrà ricordato insieme alla strage di Bologna come uno dei peggiori eventi della storia italiana.
Le indagini
Avviate le indagini, il commissario Luigi Calabresi subentra ad un collega [citazione necessaria] che stava battendo la pista degli estremisti di destra. Le indagini vennero orientate nei confronti degli anarchici del "Circolo 22 marzo". L'anarchico Giuseppe Pinelli viene fermato e interrogato a lungo in questura. Dopo tre giorni di interrogatori cade dal quarto piano e muore. Verrà arrestato anche un altro anarchico, Valpreda. Successivamente nel corso degli anni le indagini si orientarono nei confronti di esponenti di destra.
Le indagini e i processi (sette) si susseguiranno nel corso degli anni venendo accusati vari esponenti anarchici e neofascisti, tuttavia alla fine sempre tutti gli accusati saranno assolti in sede giudiziaria.
Alcuni esponenti dei servizi segreti verranno condannati per depistaggi.
Il commissario Calabresi verrà fatto segno a una dura campagna di stampa, e verrà ucciso da militanti di estrema sinistra; alcuni autori della campagna di stampa saranno condannati anni dopo la sua morte, e i suoi assassini verranno identificati e condannati vari anni dopo.
Dopo 36 anni, non è ancora stata emessa una condanna definitiva per la strage. Il 3 maggio 2005 sono stati assolti definitivamente gli ultimi indagati. Attualmente non vi è alcun procedimento giudiziario aperto.
Sulla strage anche le Brigate Rosse svolgeranno una loro inchiesta, che fu trovata in un loro covo a Robbiano di Mediglia, arrivando a conclusioni proprie divergenti.
Negli anni a venire, tantissime manifestazioni si svolgeranno in ricordo di piazza Fontana e di Giuseppe Pinelli, l'anarchico morto dopo un volo dal quarto piano avvenuto in circostanze mai chiarite, durante un interrogatorio di polizia nella stanza del commissario Calabresi, tre giorni dopo la strage. Molte di queste iniziative sono spesso degenerate in scontri tra polizia e manifestanti. Ancora oggi è attiva la contestazione, motivo ricorrente negli ambienti di sinistra milanesi e non solo. La manifestazione che si svolge ogni 12 dicembre per la strage e 15 dicembre per la morte di Pinelli, ed è diventata un appuntamento ricorrente per la città di Milano.

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