27 dicembre, 2006

PROMEMORIA 27 dicembre 1978 - La Spagna diventa una democrazia dopo 40 anni di dittatura


Il 20 novembre 1975 moriva Franco e gli succedeva il principe Juan Carlos, incoronato due giorni dopo re di Spagna. Sostenuto moralmente dalla maggioranza degli spagnoli, il re manovrò con abile moderazione allo smantellamento del regime totalitario, avendo come principali collaboratori dapprima Navarro e, dal luglio 1976, Suárez, ex funzionario franchista, ex segretario della Falange e leader dell'Ucd (Unione del Centro Democratico), un partito consociativo che comprendeva al suo interno 14 piccoli partiti e che vantava collegamenti coi settori tradizionali degli apparati statali. Si doveva semplicemente garantire una transizione indolore alla democrazia.
Forti di un primo incoraggiante risultato conseguito nel referendum popolare del dicembre 1976, il re e Suárez condussero il paese alle elezioni del giugno 1977 (le prime libere tenute da 41 anni), nelle quali la coalizione centrista dello stesso Suárez ottenne la maggioranza relativa. Questo risultato consentì una serie di riforme in senso democratico (amnistia per i reati politici, soppressione del Tribunale dell'Ordine Pubblico e del sindacato "verticale" unico nonché della segreteria generale del Movimento Nazionale, legalizzazione di tutti i partiti, compreso il comunista, riconoscimento dei sindacati dei lavoratori, libertà di stampa e di associazione, autonomia regionale ai Paesi Baschi, alla Galizia, all'Andalusia).
Con le elezioni del 1977 rientravano in patria la Ibarruri e Carrillo, ridando legittimità ai comunisti, che avevano dimostrato d'essere la più importante centrale clandestina all'opposizione. Nel corso degli anni Sessanta fu proprio questo partito che riuscì a realizzare un mirabile lavoro di infiltrazione nel sindacato "verticale" del regime, minandone le basi stesse.
Eppure la base radicale non seppe o, meglio, non volle digerire la formula dell'eurocomunismo lanciata da Carrillo, in sintonia con la svolta italiana di Berlinguer, aspettandosi invece, una volta caduta la dittatura, una posizione più netta e risoluta. Carrillo voleva un partito democratico di massa, parlamentare, riformista ed euroccidentale. Alle elezioni del 1977 e del 1979 il risultato non arrivò all'11%. Carrillo, contestato fortemente dall'ala sinistra del partito, si dimette e coi suoi seguaci confluisce nelle file dei socialisti.
La cosa più importante che avvenne sotto il governo Ucd fu l'approvazione di una nuova Costituzione (1978). Il testo, la cui procedura di revisione è molto rigida, prevedeva che gli atti del re fossero soggetti a controfirma ministeriale e che il re potesse sì proporre un premier, ma senza discostarsi dalle indicazioni dei partiti. Il presidente del consiglio, dopo aver ricevuto la fiducia dalle Cortes, può scegliere e revocare i ministri e, se le Cortes non sono in grado di esprimere un governo, può sciogliere le Camere (anche il re ha la stessa prerogativa).
La Spagna non si presenta come uno Stato federale, ma concede ampie autonomie locali (non quella fiscale, se non in misura molto ridotta, e neppure quella linguistica: fu proprio Suárez a proibire l'uso pubblico del catalano). Il Senato non è concepito come un'espressione delle autonomie regionali, perché ha competenze più che altro consultive: può presentare emendamenti che la Camera può anche ignorare e non possiede alcuna autonoma iniziativa legislativa.
Quanto alle procedure relative agli aspetti elettorali, va detto che sin dall'inizio si è imposto un rapporto molto basso di personalizzazione tra eletti ed elettori, in quanto si vota per liste chiuse il cui unico riferimento personale è il capolista. Pertanto gli elettori tendono a esprimere più un voto "utile" che di "appartenenza".
La legge elettorale è un proporzionale con premio di maggioranza e prevede lo sbarramento del 3%. Il sistema politico tende ad essere bipolare, in quanto due partiti in genere ottengono, in media, più dell'80% dei consensi. In questo modo si sperava di ottenere, sin dall'inizio, una certa stabilità politica.
Suárez, riconfermato dalle elezioni del 1979, diede le dimissioni agli inizi del 1981, pressato dalle forze armate e dalle tensioni interne all'Ucd; l'incarico di formare il nuovo governo fu affidato a Calvo Sotelo in uno dei momenti più difficili per il precario equilibrio di una democrazia in fase di costituzione. Nel febbraio 1981 vi fu infatti un tentativo di colpo di stato messo in atto dal tenente colonnello della Guardia Civile, Tejero, che alla testa di un gruppo di rivoltosi, invase il parlamento, non trovando però nella monarchia alcun consenso.
Le forze armate si dichiararono fedeli al re, che in quel momento ebbe l'appoggio incondizionato di tutte le forze politiche. Dalla drammatica vicenda la democrazia uscì rafforzata e Calvo Sotelo ottenne la fiducia della Cortes a formare il nuovo governo, che alla prova dei fatti si rivelò tuttavia incapace di fronteggiare da una parte l'ingerenza politica delle forze armate, dall'altra la recrudescenza dell'offensiva autonomistica dei Paesi Baschi.
L'Ucd, presentatasi senza ideologia né organizzazione, divisa al suo interno, fu infatti nettamente sconfitta alle elezioni del 1982 dal Partito socialista di Felipe González, nuovo primo ministro di una compagine statale basata sul bipartitismo della sinistra socialista con maggioranza assoluta al potere (10 milioni di voti), e la destra di Alleanza Popolare all'opposizione, col 25% dei voti.
Caso più unico che raro nella storia dei partiti politici europei, l'Ucd nell'arco di cinque anni era passata dal 35% dei voti nel 1977 al 6,2% nel 1982, fino a scomparire del tutto l'anno dopo. La sua eredità verrà presa dal Partito popolare di Aznar, risorto sulle ceneri dell'Alleanza Popolare di Fraga Iribarne.
Gonzales, diventato segretario del Psoe nel 1974 dopo aver strappato il controllo del partito dalle mani della vecchia dirigenza in esilio, lo fece praticamente rinascere, sfruttando varie opportunità: le lotte sindacali degli anni '70 (tant'è che si presentò come "partito operaista"), l'idea di voler far uscire gli americani dalla Spagna, di ridare voce alle autonomie regionali, di smantellare le grandi industrie statali sorte con la dittatura e di porre fine alla pregiudiziale anticomunista presente da sempre tra i socialisti (non a caso conserva il marxismo come ideologia sino al 1979).
Nel 1982 la Spagna entra ufficialmente nella Nato per iniziativa dell'Ucd, ma in un secondo momento i socialisti decidono di sottoporre la questione al giudizio degli elettori, che al 53% diedero parere favorevole.
Come se dovesse recuperare in fretta il tempo perduto, la Spagna di Gonzales si avventura in una rincorsa frenetica agli standard europei del capitalismo avanzato. I tassi di crescita dal 1982 al 1985 superano il 5,6%, anche se i disoccupati erano 2,5 milioni. Il partito si rivolge agli operai per chiedere sacrifici e alla classe media urbana per trasformare il paese in una nazione commerciale e industriale.
Finalmente si riesce ad ottenere un sistema previdenziale unificato, un'organizzazione scolastica sottratta ai privati e alla chiesa.
Nonostante la riduzione dei consensi, conseguenza di impopolari scelte di politica economica, e la frattura avvenuta nel 1987 fra Psoe e Ugt (sindacato socialista), pur attraverso scioglimenti anticipati delle Camere, González ha saputo mantenersi al potere e assicurare così stabilità di governo al paese anche nella seconda metà del decennio.
Il suo partito tendeva a porsi con un carattere più leaderistico che di massa: Gonzales infatti era al tempo stesso segretario socialista, capogruppo parlamentare e capo del governo. Prometteva, fidando nel proprio carisma, tutto quanto la sinistra voleva ascoltare e tutto quanto la destra moderna pretendeva.
La Spagna aderisce alla Unione Europea nel 1986, insieme al Portogallo, e per molti anni è stata considerata un paese "povero", al pari di Portogallo, Grecia e Irlanda. Ha ricevuto da Maastricht 175 milioni di euro sino al 1997, poi la quota è raddoppiata. La Spagna di Gonzales si vendeva al capitale straniero, cercando di ottenere in cambio il 60% di tutti i flussi comunitari di aiuti allo sviluppo per l'Europa meridionale.
Nell'1986 l'incremento del Pil era del 2%, inferiore a quello dell'82, ma nel 1989 la crescita è stata del 4,7%. Le enormi somme liquide ricevute cominciavano a dare i loro frutti, anche se, inevitabilmente, saliva l'inflazione. Il paese stava cominciando a consumare più di quanto producesse e la maggioranza della popolazione, che per la prima volta aveva capito cosa vuol dire una vita agiata, percepiva qualsiasi tentativo di risanare l'economia come un attentato ai propri legittimi interessi.
Nel 1987 il bilancio militare era raddoppiato rispetto all'82, al punto che si cominciò a pensare alla costruzione di un'arma tattica nucleare. In compenso nell'89 i disoccupati arrivavano a 3 milioni, aumentando del 33% rispetto all'82. L'ubriacatura "europeista" stava già dando i suoi segni di declino, anche perché il "made in Spain" restava inferiore agli standard europei.
Nel 1992 vi è una certa ripresa grazie ad eventi eccezionali come l'Expo Universale di Siviglia, il 500° anniversario della scoperta dell'America, le Olimpiadi di Barcellona, nonché la nomina di Madrid a capitale della cultura europea. In tutta la sua storia contemporanea la Spagna non aveva mai conosciuto tanta popolarità.
Ma nel 1993 le più grandi acciaierie del paese han dovuto chiudere i battenti. Situazioni estese di sottosviluppo si incancreniscono: lavoro nero e precario, sfruttamento del bracciantato, del lavoro femminile. Persiste la mancanza di una riforma agraria. Non c'è nessun piano organico di sviluppo del tessuto industriale e infrastrutturale. La spesa pubblica è gravata dalla abnorme spesa dell'assistenzialismo clientelare. Treni di lusso al alta velocità sfrecciano per pochi passeggeri, mentre intere regioni restano prive del supporto viario e di adeguati sbocchi commerciali. La crisi automobilistica minacciava la Seat, fondata nel 1950 dalla Fiat e già assorbita dal gruppo Volkswagen nel 1986, finché questo divenne unico azionista nel 1990, portando la Seat alle sue migliori performances.
Oltre a ciò non bisogna dimenticare i particolari privilegi che gode un centro altamente industrializzato come Barcellona, con la sua "Zona franca", cioè con le sue franchigie doganali, territoriali, fiscali che molti concorrenti europei e non vorrebbero veder chiuse. Ne fruiscono tuttavia anche Singapore, Amburgo, Rotterdam, Brema, Anversa, Marsiglia, mentre in Italia si stanno muovendo Gioia Tauro e Cagliari.
All'inizio degli anni Novanta cominciano a farsi sentire decine di migliaia di licenziamenti nei settori navali, minerario e siderurgico e le conseguenti repressioni poliziesche degli scioperi. Nel 1992 il ministro dell'Interno Corcuera propone l'adozione di misure speciali di sicurezza, che prevedono la perquisizione di luoghi pubblici senza mandato. Sembra essere tornato lo spettro del franchismo.
Alle elezioni del 1993, pur perdendo la maggioranza assoluta, il Psoe si conferma alla guida del paese, ma solo perché ha stretto un "patto di solidarietà" con i partiti autonomisti, con cui vuole risolvere in qualche modo la grave crisi economica.
Ma gli scandali dilaniano il governo e il paese: dalle trame del governatore Rubio, del Banco di Spagna, alle speculazioni della famiglia Guerra, bracco destro di Gonzales, alle malversazioni sulle opere dell'Expo e delle Olimpiadi, alla creazione di enormi sacche di assistenzialismo clientelare. Il cosiddetto "Stato delle autonomie" non è che il risultato di un compromesso improvvisato, che ha consentito sia ai nuovi governi autonomi che alle amministrazioni comunali di gonfiare vertiginosamente le loro burocrazie, quale garanzia per la pace sociale della transizione. Ma l'esistenza di due amministrazioni statali, quella provinciale e quella autonoma, aventi le stesse funzioni, rappresenta un costo insostenibile.
Nel 1995 il "felipismo" ovvero il "socialismo reaganiano", è sconfitto, sia per aver reso impossibile un rinnovamento del gruppo dirigente, sia per non aver risolto i problemi emersi dalla svolta "capitalistica". Ormai sin dalla fine degli anni Ottanta veniva difeso solo dai banchieri e dagli uomini della finanza, che avevano fatto affari colossali: p.es. dal 1977 al 1987 le banche si erano decuplicate.
Nelle elezioni del 1996 prevalse il Partito Popolare, di stampo conservatore, guidato da Aznar, che voleva assicurare alla Spagna i privilegi e la corruzione acquisita sotto i socialisti, senza dover affrontare il risentimento popolare.
Nel 2000 Aznar è stato rieletto, riportando la maggioranza assoluta dei voti: il suo successo è da attribuire al buono stato dell'economia spagnola, che aveva registrato negli anni precedenti una crescita del 4%. Un successo ancora una volta determinato dalla scarsa determinazione operaia nel rivendicare i propri diritti, dopo la disillusione dalle promesse di Gonzales.
Nell'agosto del 2002 il Parlamento spagnolo ha avviato la procedura per la messa al bando di Batasuna, il partito accusato di essere il braccio politico dei terroristi dell'Eta. Già il giudice Garzón aveva disposto la sospensione per tre anni di ogni attività del partito, accusandolo di favoreggiamento del terrorismo. La sentenza non riguardava invece i rappresentanti di Batasuna nelle assemblee elettive, che potranno portare a termine i rispettivi mandati al parlamento regionale basco e nei consigli comunali.
Nelle elezioni amministrative del maggio 2003 i socialisti sono stati i più votati nei municipi, mentre nelle presidenze regionali hanno vinto i popolari. Buona parte dei voti di Batasuna sono andati alla coalizione nazionalista EA-Pnv. Il Batasuna è forse l'ultimo partito del socialismo rivoluzionario, poiché dopo il crollo del "socialismo reale" sono scomparsi in Spagna tutti i gruppuscoli di orientamento marxista e trotzkista.
Il contestato coinvolgimento dell'esercito spagnolo in Iraq, il gravissimo attentato alla stazione di Madrid nel marzo 2004 hanno influito sul risultato delle elezioni politiche vinte da Zapatero, leader del partito socialista. Motivi politici e non economici hanno influito su questa alternanza di governo, anche perché le migliori performances sul piano economico il paese era riuscito ad ottenerle proprio sotto il governo conservatore.
La conferma della vittoria dei socialisti sui popolari (hanno ottenuto rispettivamente il 43,3% e il 41,3% dei voti), è venuta dalle elezioni di giugno per il rinnovo del parlamento europeo; l'alleanza di partiti nazionalisti Galeusca è la terza forza politica con il 5,2% delle preferenze. A maggioranza assoluta, il 13 maggio, il Congresso dei deputati spagnoli aveva approvato la risoluzione per il ritiro delle truppe dall'Iraq. Unici contrari i popolari.
Oggi la Spagna, negli standard economici, è il quinto paese dell'Europa occidentale e l'ottavo tra quelli dell'Ocse: la sua quota nell'economia capitalistica mondiale si aggira sul 2,5-3%. Di questa quota l'apporto del settore turistico è enorme.

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