07 gennaio, 2009

Cai-Alitalia: lettera aperta del presidente Marrazzo agli enti locali lombardi


Cai-Alitalia: lettera aperta del presidente Marrazzo agli enti locali lombardi
Il 12 gennaio parte la nuova Alitalia.

Mi rivolgo a Voi, massimi rappresentanti delle istituzioni lombarde perché ritengo sia anche nelle nostre mani un pezzo importante del futuro delle comunità che amministriamo e del Paese.

Sono convinto che sia venuto il momento che la politica abbandoni definitivamente la presa su Alitalia e eviti di piegarne le scelte a interessi di parte. Senza omissioni né commistioni improprie.

Tuttavia non penso che tenere fuori la politica dalla vicenda voglia per ciò stesso dire relegare le istituzioni, soprattutto quelle locali, a mero ruolo di tifosi di questa o quella cordata, di vestire, in buona sostanza, i panni dei capponi di Renzo impegnandosi in uno sterile conflitto dal sapore eminentemente localistico e elettoralistico.

Occorre lasciare che il mercato faccia le sue scelte senza interferenze politiche. Che Cai, cioè, scelga liberamente un partner strategico in base ai propri piani industriali.

Occorre, allo stesso tempo, prendere coscienza che gli interessi della nuova compagnia privata non coincidono – non possono e non debbono – con quelli delle istituzioni e delle comunità locali.

Per questo vi propongo un patto: di sostenere insieme e reciprocamente presso il Governo e le istituzioni preposte la promozione di un piano che consenta un sostegno reale al lavoro e ai lavoratori del comparto e una iniziativa volta alla liberalizzazione delle rotte come comune principio di sviluppo dei rispettivi sistemi aeroportuali.

Sono questi, profili eminentemente 'pubblici' a cui le istituzioni debbono risposte distinte, separate, lontane e autonome dai legittimi interessi di business degli operatori privati.

Sul tema del lavoro concordo con la vostra preoccupazione di tutelare, insieme con i lavoratori Alitalia e Fiumicino anche le maestranze impegnate nelle aziende dell’indotto a Malpensa. Questo per evitare l’odiosa disparità tra gli ‘iper garantiti’ e gli ‘abbandonati a se stessi’ che pure le misure messe in campo dal governo fino ad oggi, purtroppo adombra.

Inoltre, mi domando se le ingentissime risorse destinate a garantire la cassa integrazione per sette anni ai lavoratori non assunti dalla nuova compagnia non possano essere, in parte, impegnate su progetti in grado di reinserire queste maestranze nello stesso comparto, valorizzando e non mandando al macero il know-how di cui sono portatrici.

C’è poi il tema della tutela dei vitali interessi economici che ruotano intorno al sistema della mobilità aerea.

Il nostro primo interesse è che uomini e merci possano raggiungere e partire dai nostri territori nel modo più agevole e veloce e alle migliori condizioni economiche.

Per fare ciò occorre ridurre al minimo le rendite monopolistiche o oligopolistiche ricercando e sostenendo ogni iniziativa tendente alla liberalizzazione. Senza furbizie, a carte scoperte. Questo perché la necessaria apertura del mercato alla concorrenza non può essere uno strumento tattico di pressione nei confronti della nuova compagnia ma fattore strategico per lo sviluppo e la crescita dei nostri territori.

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