20 marzo, 2012

PROMEMORIA 20 marzo 1944 – Eruzione del Vesuvio

Eruzione del Vesuvio.
Dal 1631 al 1944, il Vesuvio è stato un vulcano "addomesticato", cioè ha seguito un andamento eruttivo continuo, col condotto praticamente sempre aperto, di modo tale che era possibile intuire le eruzioni. L'andamento ciclico della sua attività qui descritto fu riconosciuto da William Hamilton, Frank A.Perret, Giovanni Battista Alfano e Friedlander.

Dopo una grande eruzione (tipo quella del 1631, 1872 o 1906) tutto il magma è stato eiettato ed il condotto, svuotato, fa crollare la parte sommitale. Il Vesuvio quindi entra in un periodo di riposo (quiescenza) che dura in media tra i 3 ed i 7 anni, durante i quali il cratere emette solo gas. Successivamente, piccole esplosioni di ceneri sul fondo del cratere cominciano a costruire un cono di scorie, le cui dimensioni possono aumentare a seconda della pressione che comincia ad accumularsi nella camera magmatica, e che danno il via ad un'attività persistente che può durare da un minimo di 7 ad un massimo di 30 anni. In questo periodo, le scorie accumulate formano una vera e propria piattaforma che finirà per occupare completamente il cratere stesso, generando spesso piccole colate esterne, che però sono di piccolo volume e causano pochi danni (esempio di quest'attività sono la formazione dei colli "Margherita" ed "Umberto", o le eruzioni del 1805 o 1929).

Quando la pressione accumulatasi giunge al limite, il cono comincia a fratturarsi, ed ha inizio l'eruzione finale, che dura al massimo due/quattro settimane. Dopo una prima abbondante tracimazione di lava, si ha un periodo di rallentamento dell'attività seguito da una fase esplosiva finale, relativamente breve, ma assai più violenta (e pericolosa) della precedente, durante la quale si generano una o più ciclopiche nubi eruttive che spazzano via la parte terminale del cono. Questa violenta fase può durare un paio di giorni al massimo, e segna la fine dell'eruzione e del ciclo. Il cratere, svuotato, frana su sé stesso, ed il Vesuvio ricade nel periodo di quiescenza che segna l'inizio di un nuovo ciclo.
Il periodo dell'attività più intenso fu durante la seconda metà del XVIII secolo, con cicli della durata media di 10-15 anni; il meno prolifico, quello del 1872 - 1944, con due cicli della durata di 34 e 38 anni. Dopo l'eruzione del 1944, il Vesuvio cadde in uno stato di quiescenza che dura tuttora: in base ai cicli abituali, la ripresa dell'attività eruttiva appare dunque fortemente in ritardo.

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