14 aprile, 2011

PROMEMORIA 14 aprile 2004 Iraq: Fabrizio Quattrocchi, uno dei quattro ostaggi italiani in mano ai ribelli, viene ucciso con un colpo alla nuca


Iraq: Fabrizio Quattrocchi, uno dei quattro ostaggi italiani in mano ai ribelli, viene ucciso con un colpo alla nuca
Fabrizio Quattrocchi (Genova, 9 maggio 1968 – Iraq, 14 aprile 2004) è stato un componente italiano di una compagnia militare privata, ucciso in Iraq e insignito della medaglia d'oro al valor civile alla memoria.
L'unica testimonianza giornalistica nota e diretta sull'attività svolta in Iraq da Fabrizio Quattrocchi è offerta dal periodico di approfondimento televisivo della RTSI, (Radio Televisione della Svizzera Italiana) "Falò" che, nel programma andato in onda il 14 maggio 2004, ha presentato un ampio servizio (circa 39 minuti) in esclusiva dedicato alle guardie di sicurezza private operanti in Iraq e nel resto del mondo. L'inchiesta giornalistica – curata in origine dalla Televisione Svizzera francese e mai ritrasmessa in Italia, benché diffusa in italiano dalla RTSI e contenente le uniche immagini disponibili di Fabrizio Quattrocchi libero in Iraq – è stata realizzata direttamente nel paese arabo, e si chiude con un'ampia sezione (circa otto minuti) dedicata alla Presidium Corporation, la compagnia di sicurezza italiana presso la quale operava Quattrocchi. Le immagini, girate qualche tempo prima del rapimento di Quattrocchi, sono state riprese nella zona di Baghdad a bordo o nei pressi di un fuoristrada Galloper bianco impiegato dalla Presidium.
Il capo squadra, Paolo Simeone, ivi appare accompagnato da una persona identificata come Luigi e dallo stesso Quattrocchi, che compare armato in diverse inquadrature mentre sorveglia la scena dell'intervista realizzata dalla televisione svizzera e poi mentre i tre si esercitano, in una zona extraurbana, al tiro con il fucile.
Paolo Simeone – intervistato – assicura che la Presidium, a differenza di altre compagnie di sicurezza private, operanti all'epoca in Iraq, non si occupa né dell'addestramento delle Forze Armate irachene né opera in azioni di combattimento a fianco degli statunitensi, limitandosi a svolgere missioni dedicate alla protezione di persone e di infrastrutture commissionate da clienti statunitensi.
Simeone, 32 anni all'epoca dell'intervista, sostiene di aver operato in Somalia come effettivo della Legione Straniera e in seguito, in Kosovo, in Angola e in Afghanistan.
Alla domanda del giornalista «Si considera un mercenario?», Simeone risponde: «Mercenario mi sembra un po' una parolaccia, ma, dato che mettiamo a rischio la nostra vita per proteggere persone e infrastrutture come professione, percependo quindi un regolare stipendio, possiamo essere definiti come tali». E ancora: «Mettere la nostra vita in pericolo è presupposto fondamentale della nostra professione».
Fabrizio Quattrocchi, che durante le riprese ha accompagnato con Simeone e Luigi i giornalisti svizzeri, viene definito nel servizio come il più discreto tra gli interlocutori da essi incontrati durante la loro inchiesta in Iraq.
Nelle immagini disponibili Quattrocchi appare con un giubbotto antiproiettile indossato su una maglietta dello stesso colore di quella visibile nelle immagini diffuse dai suoi rapitori prima del suo assassinio.

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