17 aprile, 2011

PROMEMORIA 17 aprile 1975 durante la manifestazione di protesta per l'omicidio Varalli muore Giannino Zibecchi.


Milano: durante la manifestazione di protesta per l'omicidio Varalli scoppiano degli scontri tra le forze dell'ordine e i dimostranti: un giovane di 26 anni, Giannino Zibecchi, militante del Coordinamento dei Comitati Antifascisti, muore travolto da un camion dei Carabinieri
Claudio Varalli, studente presso un Istituto tecnico milanese e aderente al Movimento Lavoratori per il Socialismo, fu ucciso da un militante di Avanguardia Nazionale che era stato assalito. Giannino Zibecchi, militante del Coordinamento dei comitati antifascisti, morì investito da un camion dei carabinieri in Corso XXII marzo a Milano il 17 aprile 1975, durante una manifestazione di protesta seguita alla morte di Varalli in cui si produssero scontri e tafferugli.

Il contesto storico

Il 12 dicembre 1969 nel centro di Milano una bomba piazzata nella banca dell'Agricoltura provocò la strage di piazza Fontana. Gli inquirenti inizialmente seguirono la pista anarchica e in seguito la pista del neofascismo. Il 28 maggio 1974 a Brescia un'altra bomba provocò la strage di piazza della Loggia e anche in questo caso fu seguita la pista neofascista.
Scontri a Milano tra diversi gruppi politici di estrema destra e di estrema sinistra si susseguirono costantemente. In particolare il 13 marzo 1975, a Milano, studenti di medicina del servizio d'ordine di Avanguardia Operaia, dopo averlo atteso sottocasa, aggredirono con delle chiavi inglesi lo studente di destra Sergio Ramelli che per i colpi ricevuti morì dopo 48 giorni di agonia. I gruppi di estrema sinistra legati all'antifascismo militante facevano frequente uso di chiavi inglesi "modello Hazet 36",[1]. per colpire gli avversari politici tanto che come furono chiamati "Gli idraulici"[2]. Solitamente le aggressioni erano precedute da minacce nei confronti dell'interessato.In seguito la vittima designata, quando era trovata da sola, veniva circondata e colpita sul capo con le chiavi inglesi fino a farla cadere a terra priva di conoscenza.

Le morti di Varalli e di Zibecchi

La morte di Varalli
Il 16 aprile 1975 fu indetta a Milano una manifestazione per sensibilizzare l'opinione pubblica sui problemi inerenti al diritto alla casa; alla manifestazione parteciparono anche i sindacati degli inquilini e numerosi militanti dei gruppi "extraparlamentari" di sinistra.
Al termine della manifestazione alcuni militanti del Movimento Studentesco si diressero verso l'Università Statale di Milano dove sono fra le forze politiche maggioritarie fra gli studenti. Presso piazza Cavour incrociarono tre militanti del Fronte Universitario d'Azione Nazionale intenti a svolgere un volantinaggio. Gli studenti del FUAN furono riconosciuti ed aggrediti dai militanti di sinistra. Due dei missini riuscirono ad allontanarsi mentre Antonio Braggion iscritto ad Avanguardia Nazionale, a causa di un impedimento fisico alla gamba[6] fu costretto a rifugiarsi nella propria macchina, una Mini Minor. Rapidamente i militanti di sinistra circondarono la vettura e cominciarono a colpirla con oggetti contundenti mandandone in frantumi i vetri. Braggion dall'interno della vettura esplose tre colpi di revolver di cui uno ferì a morte Claudio Varalli. Anche il quotidiano comunista l'Unità riferì la notizia dell'aggressione a Braggion da parte dei militanti della sinistra armati di oggetti contundenti:
« Dal gruppo degli studenti si è staccato un gruppo di cinque o sei giovani che, secondo alcuni con sassi, secondo altri con chiavi inglesi, hanno rotto uno dei vetri della portiera dell'auto, dal lato del posto guida. A questo punto uno dei tre fascisti ha estratto una pistola 7.65 e ha esploso tre proiettil contro gli studenti. Uno di questi proiettili ha raggiunto alla faccia il Varalli che è crollato con la faccia insanguinata.»
Braggion riuscì così a fuggire ed a rendersi irreperibile. Al processo celebrato tre anni più tardi, nel 1978 fu condannato a cinque anni per eccesso colposo in Legittima difesa e altri cinque per detenzione abusiva di arma. Pena ridotta in secondo grado a tre anni più tre sempre per le medesime accuse.
Braggion nella sua testimonianza giustificò il ricorso alla pistola anche per il timore di essere ucciso a sprangate da estremisti di sinistra così come era accaduto circa un mese prima, il 13 marzo 1975, sempre a Milano, al militante missino Sergio Ramelli ad opera degli "extraparlamentari" di sinistra di Avanguardia operaia. Sergio Ramelli il giorno dell'aggressione a Braggion era ancora agonizzante in ospedale e morì il successivo 29 aprile. Come ricordato nelle dichiarazioni di Antonio Braggion nel processo d'appello:
« Ero in compagnia di due miei amici in piazza Cavour. Avevo la schiena appoggiata alla Mini Minor. Improvvisamente vidi arrivare una trentina di persone. Il gruppo non aveva intenzioni pacifiche. Pensai di rientrare nell'auto ma venni colpito ripetutamente alla testa da alcune sprangate. Era mia intenzione fuggire in macchina. Riuscii ad aprire la portiera, a entrare nell'abitacolo ma crollai sul sedile. Pensai alla fine che aveva fatto Ramelli. Istintivamente presi la pistola dalla tasca della portiera, mi girai e sparai verso l'alto. Mi pare due colpi, un terzo lo sparai uscendo dall'auto. Non mi accorsi di Varalli a terra, morto. »
(Dichiarazione di Antonio Braggion al processo di appello)
[modifica] L'assalto al Giornale di Montanelli
La sera stessa i militanti di sinistra iniziarono il presidio della piazza, ma essendovi nella stessa piazza la redazione del Il Giornale di Indro Montanelli, circolò voce che la versione che il quotidiano si apprestava a riportare nell'edizione del giorno successivo la tesi che indicava ai militanti comunisti come gli aggressori pertanto la redazione fu occupata dai militanti di sinistra armati di spranghe che impedirono la distribuzione de Il Giornale. Il giornalista Indro Montanelli così ricordò l'assalto alla sede de Il Giornale:
« Verso mezzanotte, mentre eravamo impegnati nel nostro lavoro di tipografia, questa veniva assalita da un gruppo di dimostranti dell'extrasinistra, armati di pistole e di spranghe, che hanno distrutto le vetrate della portineria e di altri locali »
(Indro Montanelli il 18 aprile 1975)

Le violenze in città
La mattinata del 17 aprile 1975 inizia con l'assalto di alcune sedi cittadine del Movimento Sociale Italiano, gli uffici della Iberia L.A.E., e numerosi bar considerati abituali ritrovi della destra neofascista cittadina. Viene inoltre aggredito e gravemente ferito il consigliere provinciale missino Cesare Biglia e il sindacalista Rodolfo Mersi.
Il corteo intanto formatosi per la manifestazione è assai corposo e da Piazza Cavour si dirige verso la sede del Movimento Sociale Italiano di via Mancini. Qui i manifestanti trovarono un gruppo di missini schierati in strada a difesa della federazione del MSI. Tra i due si trovano schierati numerosi poliziotti e carabinieri vogliono impedire il contatto tra i due gruppi.
Migliaia di militanti di sinistra si accalcarono in Corso XXII marzo in prossimità dell'incrocio con via Mancini, dove poco dopo iniziarono i tafferugli fra i manifestanti da una parte, e i poliziotti e carabinieri dall'altra. Nel contempo, da piazza Cinque Giornate arrivarono altri automezzi dei carabinieri a gran velocità che si divisero in due spezzoni, come risultò dal processo del 1980 inerente ai tragici fatti.

La morte di Zibecchi
Di fronte alla carica di automezzi pesanti, per sgomberare marciapiedi e strada, ai manifestanti non resta altro che arretrare nel miglior modo possibile per non subire danni. Uno dei camion che stava correndo sul marciapiede per evitare un pilone assai robusto su cui era stato posto un pesante orologio da strada, sterza e finisce con l'investire in pieno Giannino Zibecchi, che muore schiacciato dal grosso automezzo. Vi son altri feriti meno gravi coinvolti nell'urto, ma anche alcuni feriti da colpi di arma da fuoco.
Manifestazioni e morti successive

La morte di Varalli e Zibecchi diedero il via a nuove manifestazioni, praticamente ininterrotte, e spesso cruente, nel mese di aprile in varie città italiane. Il 18 aprile 1975, lo studio di Gastone Nencioni a Milano, fu assaltato e incendiato da "extraparlamentari" di sinistra. Fra le vittime di questi ultimi scontri vi fu un caduto fra i militanti di sinistra, Rodolfo Boschi, aderente al PCI, ucciso dai poliziotti durante uno scontro che segue una manifestazione a Firenze, e inoltre Tonino Micciché, militante di Lotta continua. Contro quest'ultimo una guardia giurata esplose diversi colpi di revolver ferendolo a morte a Torino, nel corso di una manifestazione per il diritto alla casa simile a quella che aveva dato l'inizio a questo tragico periodo.

Il ricordo

Claudio Varalli e Giannino Zibecchi furono commemorati con un monumento posto in piazza Santo Stefano
« il coinvolgimento delle scuole milanesi nell'Adozione del monumento di Piazza Santo Stefano, dedicato a Varalli e Zibecchi, eretto nel 1976 ed entrato a far parte del patrimonio storico»
A Claudio Varalli a Milano fu dedicata inoltre una scuola e presso l'aula magna dell'Universita' Statale vi è una lapide che ricorda Roberto Franceschi, Claudio Varalli, Giannino Zibecchi posta accanto alla porta dell'aula magna dove sta scritto fra l'altro:
« Roberto Franceschi, Claudio Varalli, Giannino Zibecchi «morti per il diritto alla vita, alla democrazia, allo studio, al lavoro, al socialismo»»
A Varalli è titolata la via di accesso all'ITCS "Primo Levi" di Bollate (MI), dove egli era studente.

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