23 maggio, 2007
Anna Oliverio Ferraris: "Piccoli Bulli Crescono"
Ieri si è svolto preso la scuola media Albero Sordi di Casal dè Pazzi un’incontro promosso dalla CGIL scuola sulle problematiche connesse al bullismo.
A questo incontro, che ha avuto al centro l’intervento della Dr.ssa Anna Oliverio Ferrarsi, ha partecipato anche il Presidente del Municipio Roma 5 Ivano Caradonna.
Hanno partecipato all’incontro oltre al direttore didattico Paolo De Paolis i responsabili CGIL scuola est Mario Melis e Paolo Gamardella e il direttore del Municipio Roma 5.
Nel corso dell’incontro è stato presentato il libro della Ferraris “Piccoli Bulli Crescono"
Purtroppo ultimamente è diventato obbligatorio occuparsi di BULLISMO. Quando un disabile viene insultato in classe e ripreso con un telefonino e le immagini diffuse in Rete, quasi a vantarsi di questi atti di "piccola ferocia quotidiana" è necessario che la società tutta e in primo luogo chi si occupa di giovani, si interroghi sulle cause di un fenomeno di questa portata.
Quello che comunemente viene definito "bullismo" è in realtà violenza, violenza giovanile, aggressività sempre esistita, ma che ora fatica a trovare i luoghi di espressione, stante che questi sono quasi spariti nella società di oggi. Rimane la scuola e Internet, palcoscenico a larghissimo raggio dove è possibile, mediante l' anonimato far bella mostra di sé.
Per fortuna esistono bravi psicologi che riescono ancora a centrare , per noi insegnanti e noi genitori, davvero il problema, senza "ramanzine" risapute ma efficacemente con solidi e chiari consigli di comportamento comprovati da anni di esperienza clinica tra i minori e i loro problemi.
Bravissima psicologa è infatti ANNA OLIVERIO FERRARIS che ha fatto uscire per i tipi di RIZZOLI il suo "PICCOLI BULLI CRESCONO", vera miniera di preziose informazioni e di pratiche virtuose per contrastare il bullismo.
La Oliverio Ferraris riporta i dati di un'indagine condotta nel Lazio dalla Regione, nel 2006, tra gli alunni di 40 scuole elementari e medie, che ha rivelato che il 29 per cento ha subito furti, il 47 per cento è deriso tutti i giorni, il 34 per cento è stato minacciato o picchiato a scuola.
A partire da una messe di testimonianze il libro si incentra nella prima parte a precisare i termini del problema: la violenza ha sempre avuto ed ha un suo fascino, crea attrazione, il prepotente ha carisma.
Ma l' aggressività, che appartiene alla natura umana, non è sinonimo di violenza. "Riconoscere l' aggressività come una dimensione normale della psiche, dotata anche di potenzialità positive, non significa legittimare la distruttività e la violenza.....è perciò importante dotare bambini e ragazzi di VALIDI STRUMENTI - cognitivi, emotivi culturali- per riconoscerla e controllarla".
Si parte da qui, nel libro della Oliverio Ferraris. Non nascondiamoci gli impulsi aggressivi dei giovani, cerchiamo di comprendere oltre i segni visibili le difficoltà invisibili che possono aver danneggiato o danneggiare i nostri ragazzi, ma giochiamo una partita aperta, con le idee chiare.
L' "incapacità di esprimere i propri sentimenti con le parole è una delle cause più frequenti del cosiddetto passaggio all'atto" - ci dice la Oliverio e all' origine di molte rabbie ci sono delle perdite, dei lutti non elaborati da parte di bambini vittime di realtà violente e bisognosi di identificarsi in qualche mito collettivo che dia loro senso d'appartenenza e identità.
Che dire dei gruppi di giovani immigrati alla ricerca di una qualche forma di affermazione, ma anche delle bande di ragazzini che vivono il degrado di certe nostre città nelle quali la violenza è un modo naturale di essere a sette- otto anni. Come non riconoscere il desiderio di VISIBILITA' da parte di molti nostri alunni che ritengono esser quello l' unico criterio dell' aver successo?
Ma crescere- ribadisce la psicologa- è TENERE SOTTO CONTROLLO GLI IMPULSI E INCANALARLI VERSO OBIETTIVI COSTRUTTIVI. E questo non è un apprendimento immediato ma una lenta educazione che famiglia e scuola devono assumere come compito prioritario.
Dopo infatti una seconda parte del libro- in cui la Oliverio espone i principali studi e teorie sull' argomento- si passa alla seconda sezione del saggio dal titolo " Prevenzione e interventi" che insiste in maniera davvero mirabile per chiarezza e utilissima su cosa è necessario sapere e saper fare per ridurre il pericolo di atteggiamenti bullistici nei nostri figli e alunni.
La famiglia: è il modello di riferimento per antonomasia pur con tutti i suoi limiti e i suoi difetti.
E' necessario- e qui la Oliverio è chiarissima che per ridurre i rischi ci sia almeno un adulto capace di trasmettere fiducia, sicurezza, calore, VALORI e di SVOLGERE UN'AZIONE DI CONTROLLO. Chiaro dunque che non si deve dare solo un amore- tenerezza, ma anche un AMORE- FERMEZZA (che è l'opposto della durezza, della freddezza e dell' indifferenza). Le regole fanno sentir bene i bambini, danno sicurezza e permettono di fare previsioni: indicano che i genitori hanno il controllo della situazione.
Quindi basta genitori di figli onnipotenti e capricciosi e sempre più fragili!!
Basta genitori che creano figli aggressivi e prepotenti perché abituati al "tutto e subito". E basta anche, almeno un po' a quella televisione aperta no stop nelle case a influenzare costantemente genitori e figli su cosa acquistare per non essere imbranati, superati e sciocchi.
E poi alfabetizzare emotivamente i nostri figli, insegnare loro a gestire la rabbia, a ritardare la gratificazione, a CONVERSARE a dire di no.
E la scuola?!
Spesso pensiamo di non punire i nostri allievi perché immaturi, perché sfortunati, vittime spesso- e spesso è vero- delle loro famiglie e della crudeltà della società e dell' ambiente. Ma- e anche qui la Oliverio è molto chiara- ASSOLVERLI IN PARTENZA NON AIUTA, al contrario facciamo loro perdere un' occasione per maturare. Comprendere è solo un aspetto del problema, a livello educativo non è abbastanza: per il bene del singolo è sulla responsabilità individuale che bisogna battere. Le sanzioni sono modi per far acquisire ai ragazzi consapevolezza delle conseguenze delle loro azioni. Chiedere scusa è il primo passo, poi confrontarsi con la sanzione fa entrare il giovane con un aspetto fondamentale della vita sociale: la norma, cioè la legge.
Si possono costruire contratti a partire da regole e i ragazzi sono sempre sensibili a chi parla loro di giustizia.
Ci sono anche attività quali quelle musicali e artistiche che possono aiutare a ritrovare la motivazione ad alunni ed esistono programmi per ridurre il disagio scolastico che fanno bene anche a livello educativo.
Insomma "conoscere se stessi, sviluppare l' introspezione, affinare la sensibilità e tradurre i sentimenti in parole sono tutte cose da sviluppare primariamente nei nostri alunni e ci sono ottime strategie già messe a punto per farlo.
La Oliverio ne riporta molte nel suo davvero ottimo libro che ora...non resta che leggere!!
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