21 maggio, 2007
PROMEMORIA 22 maggio 1947 - Guerra Fredda
Nel tentativo di combattere la diffusione del comunismo, il Presidente Harry S. Truman converte in legge un decreto che verrà chiamato la Dottrina Truman. Il decreto garantì 400 milioni di dollari in aiuti militari ed economici a Turchia e Grecia
Fu definita Guerra Fredda la situazione di conflitto non bellico che venne a crearsi tra due blocchi internazionali, generalmente categorizzati come Ovest (gli Stati Uniti d'America, gli alleati della NATO ed i Paesi amici) ed Est (l'Unione Sovietica, gli alleati del Patto di Varsavia ed i Paesi amici) tra la fine della seconda guerra mondiale e l'ultimo decennio del Novecento (circa 1945-1990).
Tale tensione non si concretizzò mai in un conflitto militare vero e proprio, tale da comportare una contrapposizione bellica su vasta scala tra Est e Ovest: la presenza di armi nucleari nei rispettivi arsenali avrebbe reso irreparabile per il pianeta un'eventuale aggressione e la relativa reazione.
Il termine fu introdotto nel 1947 dagli statunitensi Bernard Baruch e Walter Lippmann per descrivere l'emergere delle tensioni tra due alleati della seconda guerra mondiale
Negli ultimi anni della Guerra Fredda ci furono tentativi di forgiare una sintesi post-revisionista da parte degli storici. Dalla fine della Guerra Fredda, la scuola post-revisionista è quella dominante. Prominenti storici post-revisionisti includono John Lewis Gaddis e Robert Grogin. Essi, piuttosto che attribuire l'inizio della Guerra Fredda a una delle due superpotenze, si concentrano sulla mutua errata percezione, sulla mutua reattività e sulla responsabilità condivisa tra le superpotenze. Prendendo a prestito dalla scuola realista delle relazioni internazionali, i post-revisionisti, essenzialmente, accettano le politiche statunitensi in Europa, come l'aiuto alla Grecia nel 1947 e il Piano Marshall, sebbene non con pari enfasi accolgano gli analoghi interventi economici sovietici.
Secondo questa sintesi, le "attività comuniste" non furono la radice delle difficoltà dell'Europa Occidentale, ma piuttosto furono gli effetti deleteri della guerra sulle strutture economiche, politiche e sociali dell'Europa. In aggiunta, il Piano Marshall ricostruì un sistema economico occidentale funzionante, che contrastò il fascino elettorale della sinistra radicale. Per l'Europa l'aiuto economico pose fine alla carenza di denaro e stimolò l'investimento privato nella ricostruzione del dopoguerra. Per gli USA il piano li risparmiò da una crisi di sovrapproduzione e mantenne sostenuta la domanda per le esportazioni americane. L'alleanza della NATO sarebbe servita per integrare l'Europa occidentale in un sistema di patti di mutua difesa, fornendo quindi una salvaguardia contro la sovversione o la neutralità all'interno del blocco. Rigettando l'assunto che il comunismo fosse un monolito internazionale con disegni aggressivi sul "mondo libero", la scuola post-revisionista cionondimeno accetta le politiche statunitensi in Europa come una reazione necessaria per affrontare l'instabilità europea, la quale minacciava di alterare drasticamente l'equilibrio del potere in maniera favorevole all'URSS e devastare il sistema politico ed economico occidentale.
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