27 maggio, 2011
PROMEMORIA 27 maggio 1993 - Attentato dinamitardo di origine mafiosa in via dei Georgofili a Firenze
Attentato dinamitardo di origine mafiosa in via dei Georgofili a Firenze
Via dei Georgofili a Firenze è un breve vicolo situato dietro al Piazzale degli Uffizi, tristemente famosa perché vi ebbe luogo un attentato con un'autobomba il 27 maggio 1993.
La via prende il nome dall'Accademia dei Georgofili, fondata dall'Abate Ubaldo Montelatici nel 1753, che si trasferì nel retro del Palazzo degli Uffizi nel corso dell'Ottocento. Quest'accademia fu la prima in Europa nata per promuovere gli studi sull'agricoltura (georgofilo significa proprio cultore degli studi agrari), e fu sostenuta dal Granduca Pietro Leopoldo che promosse un'ampia riforma agraria. I documenti di questa importante riforma delle attività agricole sono proprio conservati nell'Accademia.
Il 27 maggio 1993 quasi duecento chili di tritolo esplosero da un mezzo parcheggiato in Via dei Georgofili quasi all'angolo con Via Lambertesca. Cinque persone vi furono uccise, tra cui una neonata e una bambina di nove anni, e 48 rimasero ferite. Il bersaglio dell'attentato era la Galleria degli Uffizi e il Corridoio Vasariano che proprio qui si dirama verso il Lungarno, ma questi edifici ebbero danni non gravissimi, con la distruzione di alcune tele, anche se i capolavori più importanti erano protetti da vetri che attutirono l'urto. L'Accademia, che ha sede nella Torre Pulci, già abitata dallo scrittore Luigi Pulci, fu seriamente danneggiata. I libri dell'accademia invece furono miracolosamente recuperati.
La strage venne inquadrata nell'ambito della feroce risposta del clan mafioso dei Corleonesi di Totò Riina all'applicazione dell'articolo 41 bis che prevedeva il carcere duro e l'isolamento per i mafiosi. Analoghi attentati vennero compiuti nella notte tra il 27 e 28 luglio 1993 a Roma (alle chiese di San Giovanni in Laterano e San Giorgio al Velabro) e a Milano in via Palestro; in quest'ultimo attacco persero la vita altre 5 persone (quattro vigili urbani, intervenuti sul posto, e un immigrato marocchino che dormiva su una panchina).
Oggi le tracce dell'attentato in via dei Georgofili sono visibili nei palazzi ricostruiti, dove sono stati lasciati dei segni che identificano della parte riedificata. A ricordo della strage è stato posto un "Olivo della pace", con scritte di pace in molte lingue diverse.
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