02 giugno, 2007
LA STORIA E LA MEMORIA
61 anni fa il due giugno del 1946 ventotto milioni di italiani si recarono alle urne per le prime libere elezioni dalla caduta del fascismo e dalla fine della fine seconda guerra mondiale. Per la prima volta anche le donne parteciparono al voto. Fu un passaggio storico per il nostro paese si votava per referendum tra monarchia e repubblica e per eleggere i rappresentanti alla costituente. Prevalse la repubblica e il Re sconfitto partì per l’esilio in Portogallo: la Democrazia Cristiana ottenne il 35,2% dei voti, il Socialisti il 20,7% e i Comunisti il 18,9%.
L’elettore entra nell’urna con due schede una per il referendum istituzionale con i simboli di monarchia e repubblica, l’altra per eleggere i deputati alla costituente con i simboli dei partiti e i nomi dei candidati. Il 80,1% del corpo elettorale va a votare per il referendum.
Gli analfabeti sono il 6,9% al nord e il 24,4 % al sud. Molte le incertezze; tempi lunghi per lo spoglio delle schede. Più di un milione e mezzo le schede nulle bianche o invalidate. Questo il risultato definitivo proclamato dalla Corte di Cassazione il 18 giugno. A favore della Repubblica 12.717.923 voti a favore della Monarchia 10.719.284 voti. Schede e voti nulli 1.498.136. Nasceva ufficialmente l’Italia Repubblicana.
Questa è la cronaca di quelle giornate offertaci da un filmato della Settimana Incom tratto dall’archivio storico dell’Istituto Luce.
“ Mercoledì 5 giugno dopo ore di perplessità i primi risultati del referendum cominciano a comparire nelle edizioni straordinarie. L’Italia è Repubblica . Viminale ore 18,30: i corrispondenti dei giornali di tutto il mondo sono raccolti intorno al tavolo donde il Ministro Romita diffonde per radio l’annunzio semiufficiale. Si posseggono gli scrutini di 34112 sezioni su 35320. La Repubblica ha due milioni di voti di vantaggio. Sala della Lupa, palazzo di Monte Citorio è quella dove si è riunita per la prima volta a Roma il Parlamento Italiano. Sono le ore 18 del 10 giugno. 22 anni fa, in questa data, i fascisti hanno ammazzato Matteotti. Sei anni fa Mussolini ha dichiarato la guerra. Oggi il Presidente della cassazione Giuseppe Pagano legge alla presenza del Governo e delle alte cariche il risultato del referendum. Cerimonia breve, austera, due contabili davanti al presidente hanno registrato sulle calcolatrici le cifre. Una quella della Monarchia ed una quella della Repubblica. L’Italia è Repubblica.
Roma, piazza del Popolo. Grande comizio indetto dai partiti democratici per la prima festa della repubblica. Una stragrande moltitudine di popolo si è raccolta ad ascoltare il discorso di Romita. La repubblica, dice il Ministro, è ormai una realtà storica. Manca la sua registrazione giuridica. Ma a questa si giungerà assai presto.”
L’ultimo Re d’Italia Umberto lascia il paese.
“ Dopo le drammatiche giornate dal 10 al 13 giugno Umberto di Savoia lascia l’Italia. Sono circa le 15,30 quando egli scende nel cortile del Quirinale. I corazzieri gli rendono per l’ultima volta gli onori sovrani.
Umberto stringe la mano dell’ufficiale di guardi e agli altri ufficiali.
Terminati i saluti l’ex Re, con un corteo di tre macchine, lascia il palazzo che dal 1870 era la reggia d’Italia. Il tricolore offre per l’ultima volta lo stemma sabaudo teso da un pomeriggio di maestrale.
Il 26 giugno, Giuseppe Saragat, presidente della costituente si rivolge così ai deputati chiamati a redigere il testo della costituzione: “Fate che il volto di questa Repubblica sia un volto umano. Ricordatevi che la democrazia non è soltanto un rapporto tra maggioranza e minoranza. Non è soltanto un armonico equilibrio di poteri sotto il presidio di quello sovrano della nazione. Ma è soprattutto un problema di rapporti fra uomo e uomo. Dove questi rapporti sono umani la Democrazia esiste! Dove sono inumani essa non è che la maschera di una nuova tirannide!
Seguendo l’evolversi degli eventi che precedettero la firma della costituzione repubblicana attraverso il resoconto che ne fece l’agenzia ANSA: “22 dicembre 1947. Alle 17,15 si aperta la seduta a Monte Citorio con le tribune affollate fino all’inverosimile. Prende la parola l’onorevole Riuni che ha presieduto la commissione dei 75 incaricata di elaborare il testo della costituzione. “E’ una costituzione all’avanguardia afferma Ruini opera democratica e collettiva che esprime dalle correnti la fede nell’avvenire della Repubblica Italiana. Ho l’onore di consegnarla a lei signor Presidente.”
Alle 18,30 il Presidente dichiara chiusa la votazione.
Presenti e votanti 515. Maggioranza 258. Hanno votato si 453. hanno votato no 62. L’assemblea approva la Costituzione della Repubblica Italiana! Il testo sarà pubblicato l’8 dicembre in un numero speciale della gazzetta ufficiale ed entrerà in vigore il primo gennaio 1948.
Il 27 dicembre 1947 a palazzo Giustiniani il capo provvisorio dello stato Enrico de Nicola , il Presidente del Consiglio Alcide de Gasperi e Umberto Terracini il Presidente dell’assemblea costituente appongono la loro firma al testo della costituzione. Questa è la cronaca tratta dall’archivio delle teche RAI che di quella storica firma offri il cinegiornale.
“Entriamo a palazzo Giustiniani con il Vicepresidente del Consiglio dei Ministri. L’orologio della biblioteca scoccherà tra poco un’ora destinata a rimanere memorabile nella la nostra democrazia. A 100 anni di distanza l’Italia celebra il 48 dallo statuto con il 48 della costituzione.
Sono le ore 17 quando il Presidente della Repubblica prende il posto al tavolo della firma. Due calamai, quattro penne da ufficio rievocano la frugalità tra cui sono nate tutte le grandi carte democratiche a cominciare dalla settecentesca e americana dichiarazione dei diritti.
L’ho letta attentamente! Possiamo firmare con sicura coscienza ha detto poco prima De Nicola a De Gasperi. L’avvocato De Nicola è un grande giurista! Siamo tranquilli anche noi!
Tocca ora a Terracini poi toccherà a De Gasperi. Le quattro penne sono andate a Paccianti, Saragat,Gonnella e a un giornalista. Da queste cartelle di cuoio la costituzione passa ora nello spirito e nelle forme della vita nazionale. Noi, tutti gli italiani, giuriamo di rispettarla!!!”
In un’intervista a Radio 24 lo storico prof. Melograni alla domanda del giornalista:
· Radio 24: quale era il clima politico e sociale che precedette il 2 giugno del 1946. Ecco Lei che c’era in quei momenti che Italia era quella che per la prima volta dopo 20 anni di dittatura veniva chiamata ad esprimersi attraverso un voto popolare?
· Melograni: era un’Italia diversissima da quella che è oggi. Un’Italia in cui grandissima parte della popolazione era ancora addetta alla agricoltura. Un’Italia impoverita dalla guerra. Un’Italia che è difficilissimo da spiegare ai giovani e a chi non l’ha mai vista. Perché purtroppo è assai difficile costruire il passato con le parole. Però ci sono delle immagini che possono aiutarci anche a capire in quali condizioni l’Italia fosse ridotta nel 1945/46. Direi intanto che tutto quello che è accaduto nel ’46 con la caduta della Monarchia, con il referendum istituzionale del 2 giugno è stata proprio una conseguenza della crisi terribile che l’Italia aveva vissuto in quegli anni con la seconda guerra mondiale, la caduta del regime,con le compromissioni che la casa sabauda aveva avuto con il regime e con la guerra.
· Radio 24: negli anni che vanno dal ’46 al ’48 l’abbiamo detto più volte il paese compie scelte fondamentali per il suo futuro. Ecco a 61 anni da questi eventi fondamentali che giudizio si può dare da un punto di vista storico di quegli anni?
· Melograni: ecco sicuramente gli italiani hanno compiuto una scelta in favore della democrazia. Però vorrei dire che questa scelta va inquadrata con la situazione internazionale che era quella della sconfitta che anche gli italiani avevano subita della dittatura mussoliniano, la presenza delle truppe anglo-americane che volevano la democrazia. Gli americani volevano anche la repubblica che intanto infatti arrivo e l’appartenenza dell’Italia alla sfera di influenza occidentale. Quindi non è che gli italiani fossero concretamente liberi di scegliere. Hanno vissuto in quell’epoca una condizione di sovranità molto limitata e appunto le sfere di influenza in particolare ci aiutano a capire le scelte che gli italiani fecero. Vorrei spiegare quali sono le sfere di influenza. Le sfere di influenza diciamo erano quelle che si sono attribuite l’Unione Sovietica in Europa e in occidente per evitare che scoppiasse una nuova guerra di spartizione dell’Europa. Quindi i sovietici erano interessati quanto gli americani a far si che l’Italia nella sfera di appartenenza della democrazia occidentale. Perché se questo non fosse accaduto poteva nascere una crisi così grave da portare malauguratamente anche ad una terza guerra mondiale. E quindi ecco che i partiti italiani e segnatamente il Partito Comunista che era molto abile molto legato all’Unione Sovietica è stato sempre un partiti che ha svolto, diciamo, una funzione di pompiere in quegli anni per evitare che scoppiassero “incendi” cioè per evitare che ci fossero rivoluzioni, sommosse, agitazioni tali da suscitare preoccupazioni non solo nel mondo occidentale ma anche nel mondo orientale.
· Radio 24: un’ultima questione. L’elezione del 2 giugno del ’46 furono l prima grande affermazione della democrazia nel nostro paese con i limiti che le ha adesso sottolineato. L’affluenza fu molto alta oltre l’80%.
· Melograni. Si l’affluenza fu molto alta innanzi tutto bisogna dire che l’altro furono le prime elezioni a cui parteciparono anche le donne, le donne non avevano mai votato in Italia alle elezioni politiche. La vera ragione per la quale si arrivo a queste percentuali così alte fu che si disse che votare era obbligatorio altrimenti ci sarebbe stata una sanzione e questa sanzione consisteva nello scrivere ne certificato di buona condotta, che era un certificato rilasciato dai sindaci delle città, ma sotto il controllo delle autorità di pubblica sicurezza, ci sarebbe stato scritto non ha votato. Ora in molte circostanze bisognava presentare un certificato di buona condotta e molti ebbero paura di non votare perché ciò avrebbe potuto macchiare questo certificato che oggi non esiste più è stato per fortuna soppresso.
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