14 luglio, 2007
PROMEMORIA 14 luglio 1948 Roma: Antonio Pallante, studente universitario, spara 4 colpi di pistola a Palmiro Togliatti
Roma: Antonio Pallante, studente universitario, spara 4 colpi di pistola a Palmiro Togliatti, di cui 3 lo colpiscono. L'attentato a Togliatti causa gravi disordini, che secondo i giornali dell'epoca sfiorano la guerra civile
Palmiro Togliatti (Genova, 26 marzo 1893 – Yalta, 21 agosto 1964) è stato un politico italiano.
L'attentato a Togliatti [modifica]
Nella mattinata del 14 luglio 1948, Palmiro Togliatti viene colpito da tre colpi di pistola sparati a distanza ravvicinata mentre esce da Montecitorio in compagnia di Nilde Iotti.
L'autore dell'attentato a Togliatti è un giovane simpatizzante di estrema destra, iscritto al Partito Liberale, Antonio Pallante. I proiettili sparati da una pistola calibro 38.8 colpiscono il leader del PCI alla nuca e alla schiena, mentre una terza pallottola sfiora la testa di Togliatti. Ricoverato d'urgenza, Togliatti viene operato dal chirurgo Pietro Valdoni.
Nelle ore in cui si attende l'esito dell'intervento si diffondono le più diverse voci sullo stato di salute di Togliatti: circola addirittura la notizia della morte del segretario comunista. Il clima politico del paese è caldissimo: soltanto due mesi prima, il 18 aprile 1948, le prime elezioni della storia della repubblica avevano sancito la vittoria della Democrazia Cristiana sul fronte delle sinistre (Partito Comunista e Partito Socialista).
Poche ore dopo l'attentato si verificano incidenti a Roma e morti a Napoli, Genova, Livorno e Taranto nel corso di violentissime manifestazioni di protesta. Gli operai della FIAT di Torino sequestrano nel suo ufficio l'amministratore delegato Vittorio Valletta. Buona parte dei telefoni pubblici non funzionano e si blocca la circolazione ferroviaria. Il democristiano Mario Scelba, ministro degli interni, impartisce disposizioni ai prefetti per vietare ogni forma di manifestazione. Il Paese sembra sull'orlo della guerra civile.
L'operazione a Togliatti va a buon fine ed è proprio il dirigente del Partito Comunista Italiano a imporre ai luogotenenti del PCI, Secchia e Longo, che diressero il Partito in quei drammatici momenti, di fermare la rivolta. L'insurrezione di massa delle organizzazioni militanti comuniste si arresta davanti all'ordine di Togliatti, e da alcuni si sostiene che abbiano contribuito a moderare gli animi anche le imprese di Gino Bartali al Tour de France.
La ribellione lascia sul terreno una ventina di morti e decine di feriti. Nei giorni successivi all'attentato il Paese ritorna alla normalità, grazie alla precisa volontà dei vertici comunisti che si adoperano per recuperare il controllo della base.
Uno degli assistenti del chirurgo Pietro Valdoni tenne per ricordo un pezzo della costola asportata; divenuto poi docente all'Università di Perugia, affidò il cimelio a un padre francescano che prestava assistenza ai malati del locale policlinico, senza dire quale fosse la provenienza; il francescano la mise assieme alle altre reliquie del convento di Monteripido, dove ancora oggi giace non identificata.
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