02 novembre, 2007

PROMEMORIA 2 novembre 1975 - Viene ucciso all'Idroscalo di Ostia Pier Paolo Pasolini


Pier Paolo Pasolini (Bologna, 5 marzo 1922 – Lido di Ostia, 2 novembre 1975) è stato uno scrittore, poeta e regista italiano.
Pasolini è considerato internazionalmente uno degli artisti e pensatori più importanti del XX secolo. Dotato di una eccezionale versatilità culturale si è distinto in numerosi campi lasciando il segno come scrittore, poeta, filosofo, linguista, regista e giornalista. È stato un attento e lucido osservatore della trasformazione della società dal dopoguerra alla metà degli anni '70, causando spesso forti polemiche e accesi dibattiti per la radicalità dei suoi giudizi (molto critici nei riguardi della nascente società dei consumi ma anche nei confronti del Sessantotto) e delle sue scelte di vita. Molti dei suoi scritti e delle sue visioni artistiche, spesso in equilibrio tra lirismo e impegno civile, si sono rivelati nel tempo profetici.
La sua fine è stata al tempo stesso simile alla sua opera e dissimile da lui. Simile perché egli ne aveva già descritto, nella sua opera, le modalità squallide e atroci, dissimile perché egli non era uno dei suoi personaggi, bensì una figura centrale della nostra cultura, un poeta che aveva segnato un'epoca, un regista geniale, un saggista inesauribile. »

Nella notte tra l'1 e il 2 novembre 1975 Pasolini venne ucciso in maniera brutale: battuto a colpi di bastone, venne travolto ripetutamente con la sua auto sulla spiaggia dell'idroscalo di Ostia, vicino a Roma.
Il cadavere massacrato venne ritrovato da una donna alle 6 e 30 circa. Sarà l'amico Ninetto Davoli a riconoscerlo.
L'omicidio fu attribuito ad un "ragazzo di vita" romano, Pino Pelosi, di soli diciassette anni, che prontamente si dichiarò unico colpevole.
Il giovane, residente a Guidonia, nei pressi di Tivoli, avrebbe incontrato Pasolini presso la Stazione Termini, il quale lo avrebbe invitato a salire sulla sua vettura Alfa Romeo Giulietta GT per fare un giro insieme.
Dopo una cena offerta dallo scrittore, in una trattoria nei pressi della Basilica di San Paolo, i due si sarebbero diretti alla periferia di Ostia.
Stando alla dichiarazione del giovane, la tragedia si sarebbe consumata in seguito a delle pretese di Pasolini cui Pelosi era riluttante. L'alterco sarebbe degenerato fuori dalla vettura, dove lo scrittore avrebbe minacciato Pelosi con il bastone che a sua volta sarebbe divenuto l'arma con il quale il giovane avrebbe percosso la vittima.
La versione fu riportata dal telegiornale RAI il giorno dopo il delitto, violando le norme sul segreto istruttorio e venendo meno al carattere consueto di asetticità su temi sconvenienti all'allora etichetta televisiva.
La tesi difensiva presentava evidenti falle: il bastone di legno di marcio non avrebbe potuto risultare arma contundente; la corporatura esile di Pelosi non avrebbe potuto aver ragione su Pasolini, esperto di arti marziali, a meno di riportare ferite ed ecchimosi che di fatto erano assenti.
Pelosi venne condannato in primo grado per omicidio in concorso con ignoti e nel dicembre del 1976, con sentenza della Corte d'Appello, venne confermata la condanna.
Pelosi ha mantenuto invariata la sua assunzione di colpevolezza fino al maggio 2005, quando, a sorpresa, nel corso di un'intervista televisiva, affermando di non essere stato l'autore del delitto di Pier Paolo Pasolini, ha dichiarato che l'omicidio sarebbe stato commesso da altre tre persone. Non ha detto i nomi di questi presunti assassini, asserendo solo che essi avevano un accento siciliano. Ha aggiunto inoltre che il motivo per cui aveva celato questa sua verità sarebbe risieduto nell'aver temuto per l'incolumità della propria famiglia.
Le circostanze della morte di Pasolini non sono ancora state chiarite (2007).
Contraddizioni nelle deposizioni rese dall'omicida, un "chiacchierato" intervento dei servizi segreti durante le indagini e alcuni passaggi a vuoto o poco coerenti riscontrati negli atti processuali, sono fattori che – come hanno ripetutamente sottolineato negli anni seguenti gli amici più intimi di Pasolini (particolarmente Laura Betti) – lasciano aperte le porte a più di un dubbio.
A prescindere dai fatti e dalle reali responsabilità che hanno condotto alla sua morte, la fine di Pasolini sembra essere emblematica, al punto che alcuni hanno paragonato la sua morte a quella di Caravaggio:
« Secondo me c'è una forte affinità fra la fine di Pasolini e la fine di Caravaggio, perché in tutt'e due mi sembra che questa fine sia stata inventata, sceneggiata, diretta e interpretata da loro stessi. »
(Federico Zeri [10])

Per lungo tempo l'opinione pubblica venne tenuta all'oscuro sugli sviluppi delle indagini e del processo, restando del parere di un delitto scaturito in circostanze "sordide". Due settimane dopo il delitto apparve un articolo dalla giornalista Oriana Fallaci, dove si ipotizzava una premeditatezza ed un concorso di ignoti ma frattempo i due protagonisti erano spariti dalla cronaca.
Dieci anni dopo, i mezzi di informazione iniziarono a sostenere l'ipotesi della Fallaci, dipingendo il Pelosi come "ragazzo di vita", abitudinario della Stazione Termini, rilevato da Pasolini come esca per un'eventuale azione punitiva sui quali mandanti si immaginano avversari politici o malavitosi, ai quali lo scrittore avrebbe fatto dello sgarbo per dei tentativi altruistici di portare fuori dei giovani dalla strada.
Il film di Marco Tullio Giordana esce nel ventennale del delitto. Nella storia dove viene riportato l'iter dell'inchiesta che demolisce definitivamente la versione difensiva del Pelosi. Emergono testimonianze ad indicare un'estraneità del giovane dall'ambiente della prostituzione maschile.
A trent'anni dalla morte, assieme alla ritrattazione del Pelosi emerge la testimonianza di Sergio Citti, amico e collega di Pasolini, su una sparizione di copie dell'ultimo film Salò e su un'eventuale incontro con dei malavitosi per trattare la restituzione. Sergio Citti morirà alcune settimane dopo.
Nonostante non sia stata resa giustizia, la figura di Pasolini esce assolta dall'ennesima accusa di molestatore omosessuale.

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